Titolo: Il lama dell’Alabama
Autore: Nicolò Cavallaro
Editore: Hacca
Pagine: 286
Prezzo: € 16,00
Uscita: 16 febbraio 2024
Una scrittura originale, anche come le varie rientranze nelle pagine, un’impaginazione moderna e diversa dalle solite. Anche l’indice, che si trova alla fine, è assai particolare. La nota dell’autore è da leggere rigorosamente alla fine del libro
Trama
Roma, parco della Caffarella. Guido, un detective specializzato in oggetti smarriti, riceve un breve e anonimo messaggio: «La prego di ritrovare il mio orologio. Ha un valore inestimabile. E tale sarà per lei la ricompensa». Inizia così “Il lama dell’Alabama”, romanzo d’esordio di Nicolò Cavallaro, la cui immaginifica scrittura intreccia sapientemente commozione e divertimento, nonsense e calembour, scherzi e tenerezze.
Il lettore si ritroverà allora a muoversi per le strade di Roma insieme a Marianna Fuma e Ulisse Pulviscolo, Alice Tuttoburro e Winston Coleman, Ettore Calcestruzzo e Margherita l’Apriscatole, tra le corsie del San Giovanni Addolorata, «l’ospedale gender fluid», e il mercato di Porta Portese, in una incessante e rocambolesca ricerca. L’esito diviene infine trasparente, e la wunderkammer si apre per svelare ciò che custodiva: un nucleo di dolore in attesa di essere riconosciuto e condiviso con un’umanità stralunata, confusa, sognante, resistente ma fragile, e dunque, come ognuno di noi, del tutto impreparata ad affrontarlo.
A questo servono le storie, d’altronde: a trasformare una fitta al cuore in respiro, una caduta in slancio verso il fantastico; a piegare un foglio di carta perché diventi il delicato volo di un origami.
Incipit proemio
“Mentre Sabrina spira, lettore lettrice, vorrei raccontarti una storia, trovare una forza creatrice; vorrei saperti poterti, potrei volerti cantare, contarne cento di storie, vorrei saperti dire per fare un esempio
la storia del verde che è verde Caffarella, di groppe camelidi e grappoli di gru policrome, o di palindromi magari; vorrei saperti raccontare, dalla verde Caffarella, di quell’albero metodico, un riparo panoramico un picnic con Margherita oppure, se permetti, potremmo percorrere il grazioso sentiero che curvo conduce al capanno, ti dico, silenzioso pacifico ligneo capanno, affacciato su un lago laghetto uno stagno, un capanno dal quale osservare lettore lettrice in tua compagnia, reale o acqui l’airone la sgarza o ancora il germano sito che sia. Ma,
mentre Sabrina spira, ospitata in taluno dei luoghi ospitali spettanti a coloro che sperano in luoghi del tipo Niguarda, Villa Sofia o San Giovanni,
come insalate
nonsense assonanti insorgono insolenti, si destano si stagliano si snocciolano in testa, carburano combinano compongono calembour…”
Biografia
Nicolò Cavallaro (Palermo, 1981) vive a Roma, dove lavora come redattore e editor freelance. Ha pubblicato racconti su antologie e riviste letterarie.
Il lama dell’Alabama è il suo primo romanzo, segnalato dal Premio Calvino “per l’inesausta effervescenza verbale, divertente, ironica e colta”