Titolo: Non ho tempo per andare al mare
Autore: Mari Accardi
Editore: Nutrimenti
Collana: Greenwich
Pagine: 254
Prezzo: € 18,00
Uscita: 7 giugno 2024
Recensione
Mari Accardi ci propone il suo nuovo lavoro dal titolo “Non ho tempo per andare al mare” portato in libreria dalla casa editrice “Nutrimenti”. Prima di tutto complimenti per la copertina e per la carta usata, tutto infatti è molto curato comprese le alette interne che contengono una bella illustrazione e poi con la foto dell’autrice!
La storia è divisa in tre parti: “famiglie temporanee”, “fai entrare i turisti nella tua vita” e “Impara i nomi”. Secondo me è un romanzo sicuramente molto avvincente ed anche emozionante.
Mi è piaciuta parecchio la protagonista, Matilde, per il suo carattere e la sua verve. Affermo ciò perché dimostra di avere una bella carica e una forte energia che le permettono, con coraggio, di prendere determinate decisioni per la sua nuova vita. Infatti, dopo un fallimento per quanto riguarda il suo sogno di sceneggiatrice, torna dall’estero e si dirige nella sua Sicilia dove deciderà di occuparsi di turismo come guida.
Qui farà la conoscenza di vari personaggi che allieteranno anche la sua quotidianità, tutti con una spiccata personalità. Saranno proprio loro a risollevarla dalla sua delusione e farle tornare la voglia di andare avanti e di costruire un suo futuro.
“Non ho tempo per andare al mare” si può affermare, secondo me, che è una storia di rinascita, di riscatto, che permette a Matilde di dimostrare quanto vale e di trovare, nelle persone a cui farà da guida turistica, anche gente a cui affezionarsi in modo da riscoprire di essere benvoluta quasi come una famiglia.
La sua d’origine, invece, è un pochino particolare, ad iniziare dal padre che dorme in auto, per passare alla madre che ha una sua vita personale tra chiesa e supermercato, e anche sua nonna non è da meno in fatto di particolarità, infatti, il suo carattere le procura una certa dose di angoscia. Matilde dovrà destreggiarsi tra tutti questi individui uno diverso dall’altro, sia per quanto riguarda le caratteristiche positive, che negative.
Un personaggio che diventa quasi una co-protagonista è Adele, la badante rumena, movimenterà la storia dando vita anche a un mistero, a una specie di giallo nel corso dei capitoli.
Il romanzo di Mari Accardi ha un ritmo molto ben calibrato, ci sono infatti alcune parti vivaci, in cui tiene accesa l’attenzione, in altri momenti è più pacato, ma la storia a sua volta porta il lettore a fare delle riflessioni.
La scrittura è limpida, ben studiata e precisa. Ci sono parti del libro in cui l’autrice gioca con una piacevole dose di ironia che rende la lettura gradevole e più rilassante, mentre in altri momenti diventa più seria per occuparsi di altri temi ed argomenti.
Nel corso della narrazione Matilde affronta se stessa cercando di trovare un suo nuovo equilibrio interiore e una forza maggiore per superare le sue insicurezze, le sue paure e le sue fragilità.
“Non ho tempo per andare al mare” è un libro che è riuscito ad intrattenermi piacevolmente regalandomi diverse emozioni e sensazioni.
Qui sotto vi propongo l’incipit:
“Incontravo i turisti nella terrazza dell’hotel, indicata a ogni piano con una freccia puntata verso l’alto. Per loro erano state disposte sedie di plastica e tavole imbandite con vino bianco e rosso e pasticcini ricoperti di cioccolato che col caldo sí squagliava. La Spugna assaggiava il vino bianco, faceva una smorfia, lo gettava dentro la pianta di monstera, riempiva il bicchiere di vino rosso fino all’orlo e poggiava la caraffa al lato della sedia. Era una scena che si ripeteva di volta in volta. D’altronde, sul logo della Compagnia era rappresentato un vecchietto che tracannava una bottiglia di lambrusco in una vasca a forma di Colosseo. Non c’erano ambiguità sul tipo di clientela che volevamo attirare…”
Trama
Dopo il fallimento del sogno di sceneggiatrice e di ritorno da una fuga all’estero, per Matilde c’è un solo piano B: tornare in Sicilia e improvvisarsi guida turistica. Dovrà guidare per le strade e i vicoli di Palermo drappelli di settantenni per lo più stranieri e su di giri, lasciandosi contagiare dal loro entusiasmo. E se arrivasse a considerarli una famiglia alternativa? In una rappresentazione del turismo di massa disegnata sempre sul filo dell’ironia, e a tratti esilarante, Mari Accardi racconta il destino personale di una giovane donna siciliana. Bisogna allentare qualche difesa, polverizzare la diffidenza e guardare con lucidità alla famiglia d’origine. Quella vera.
Un padre impegnato in un fitto colloquio con i gatti, chiuso in una vecchia Audi come in un bunker, una madre le cui colonne d’Ercole sono la chiesa e il supermercato di quartiere. E una nonna che proietta la sua angoscia dominante – l’invadenza degli estranei – perfino nel post mortem. E se le occupassero la tomba? L’unica persona di fiducia è la badante di origini rumene, Adela. Peccato che all’improvviso faccia perdere le sue tracce, generando una turbolenza quasi ingestibile. Tutto si complica, tutto sembra andare all’aria: famiglia vera, famiglia presunta.