Titolo: Storia d’amore e macchine da scrivere
Autore: Giuseppe Lupo
Editore: Marsilio
Collana: Romanzi e racconti
Pagine: 215
Prezzo: € 17,00
Uscita: 7 febbraio 2025
Trama
Salante Fossi, inviato del Modern Times, si trova a Skagen durante il solstizio d’estate, per festeggiare il compleanno del Vecchio Cibernetico e, molto probabilmente, la sua vittoria al Nobel. Il Vecchio Cibernetico ha quasi cent’anni, è nato in Ungheria, è fuggito da Budapest con una donna mentre i carri armati sovietici invadevano la città, ha vissuto e studiato in tutta Europa e, da qualche anno, si è stabilito in Portogallo. Va in giro con la custodia di una Olivetti Lettera 22 per ricordarsi che, dopo anni passati sulle macchine da scrivere e sulle macchine calcolatrici, su vocabolari in ogni lingua, ha inventato Qwerty. Qwerty è la rivoluzione.
Non c’è intelligenza artificiale che sia all’altezza di Qwerty. Non c’è cosa che Qwerty non possa fare, anche se nessuno sa che forma abbia, né cosa sia. Salante Fossi non riesce a ottenere niente dal Vecchio Cibernetico, che alle sue domande non risponde, e anzi divaga tra la memoria e i sogni che lo inseguono da una vita, come fantasmi. Ascoltando le sue parole e i silenzi, scoprirà che alcune presenze sono tali anche senza i corpi, che la memoria è un sentimento, che la storia delle macchine in Europa e nel mondo è passata da Ivrea, dall’immaginazione di Adriano Olivetti, che si possono avere molte identità, ma un solo fine, e che Qwerty ha bisogno degli esseri umani così come gli esseri umani hanno bisogno di Qwerty. Una favola cibernetica avvincente e tenera, scritta con una lingua ilare e trasognata. Una storia d’amore, anzi due.
Biografia
Giuseppe Lupo è nato in Lucania (Atella, 1963) e vive in Lombardia, dove insegna letteratura italiana contemporanea presso l’Università Cattolica di Milano e Brescia. Oltre a Ballo ad Agropinto, per Marsilio, dopo l’esordio con L’americano di Celenne (2000, 2018; Premio Giuseppe Berto, Premio Mondello), ha pubblicato La carovana Zanardelli (2008), L’ultima sposa di Palmira (2011; Premio Selezione Campiello, Premio Vittorini), Viaggiatori di nuvole (2013; Premio Giuseppe Dessì), Atlante immaginario (2014), L’albero di stanze (2015; Premio Alassio-Centolibri), Gli anni del nostro incanto (2017; Premio Viareggio Rèpaci), Breve storia del mio silenzio (2019; selezionato nella dozzina del Premio Strega) e Tabacco Clan (2022).
Ha pubblicato diversi volumi sulla cultura del Novecento, come La modernità malintesa (Marsilio 2023), e curato Moderno Antimoderno di Cesare De Michelis (Marsilio 2021). È autore di numerosi saggi e collabora alle pagine culturali del Sole 24 Ore.
Incipit
“Il Vecchio Cibernetico resta convinto che se ci fosse Ann Lee, sua moglie, sarebbe diversa l’aria del pomeriggio e anche il cammino delle ore avrebbe un’altra andatura, un po’ come quando gli orologi rallentano ed è una falsa pretesa di chi li aggiusta risolvere l’inconveniente smontando pezzo per pezzo i meccanismi. Il tempo non sarebbe lo stesso se Ann Lee fosse presente, questo intende dire il Vecchio Cibernetico quando parla di orologi. E non si fa scrupolo di annunciarlo a Salante Fossi, quasi a suggerirgli che è la notizia più attesa da mezzo mondo. Non si lasci ingannare, sembra voler raccomandare, il tempo è una convenzione di lancette, pendoli e cucù. Pulviscolo di un’eternità irraggiungibile.
Salante Fossi, l’inviato del Modern Times, ha dovuto pazientare una notte in aeroporto prima di arrivare a Skagen, sulla punta estrema della Danimarca, sicuro di incontrare un anziano signore al tramonto della vita anziché un flemmatico ingegnere che gli parla di questo pulviscolo irraggiungibile con l’imperturbabilità di un giocatore di scacchi. Eppure non fa una grinza. Aggiusta gli occhiali, stiracchia la camicia a fantasie hawaiane, gratta la barba per radunare le idee e più passano i quarti d’ora, le mezz’ore, più si rende conto che non è momento di avviare l’intervista…”