Byron Boy

Titolo:  Byron Boy

Autore: Luca Van der Heide

Editore: Scatole Parlanti

Collana: Voci

Pagine: 132

Prezzo: € 14,00

Uscita: 1 luglio 2020

Recensione

Inquadrare “Byron Boy” inizialmente non è facile, in particolare se lo si vuole etichettare in un certo genere letterario.

Questo libro, scritto da Luca Van der Heide e firmato da “Scatole Parlanti”, ha una storia movimentata e varia, con dei protagonisti che si avvicendano nel corso dei capitoli. Sicuramente lo si legge velocemente perché la penna dell’autore è scorrevole, ma propone anche qualche momento sul quale fermarsi un attimo a riflettere.

Un po’ distopico, un po’ romanzo di formazione, un po’ anche altro. “Byron Boy”  è un punto di incontro in cui si trova una comunità con uno stile di vita ben definito. Di certo è un libro che incuriosisce con la sua trama e i suoi personaggi abbastanza caratterizzati. Mi hanno colpito alcune “parole chiave” che si incontrano durante la lettura, per esempio: “sogno”, “pensare”, “regole”, “tempo”, “gratitudine” … e altre. Attorno a tutte queste sono legati discorsi, eventi e passaggi sui quali si snoda la storia.

Inoltre, risulta molto importante, quasi come un protagonista, il “Magazzino”, che troviamo scritto sempre rigorosamente in maiuscolo. Esso è ricco di sfumature e rappresenta una comunità di co-working.

Una scelta curiosa da definire in tal modo, ma secondo me va anche oltre a tutto ciò, infatti il Magazzino mi è sembrato ricco di sfaccettature. Inoltre, ho trovato molto curioso ed originale il fatto di scegliere i mirtilli come tipo di raccolto da effettuare. Essi sono piccoli, neri, lasciano il colore sulle mani … li ho analizzato in questo modo e la loro scelta potrebbe, forse, non essere stata fatta a caso, ma ricca di significati come li ha il Magazzino.

Altro punto interessante su cui puntare l’attenzione durante la lettura è l’amicizia di Luca e Taro, che muta nel corso delle pagine fino ad arrivare alla fine del libro. “Byron Boy” è un romanzo che ci induce anche a riflettere, infatti al suo interno contiene, a mio parere, dei messaggi sui quali soffermarsi. Inoltre, ho trovato assai curiosa la numerazione dei capitoli, originale e particolare.

Il libro fa parte della collana “Voci” è sarà una coincidenza, ma mi è sembrata la scelta più appropriata perché in questo caso si dà voce ai protagonisti di una storia molto caratteristica ed originale. Si dà voce ai lavoratori, ai loro sogni e ai loro ideali, oltre alle varie scelte che faranno nel corso dei capitoli.

“Byron Boy” è un libro, a mio parere, che potrebbe essere interpretato in vari modi, dipende anche dal tipo di bagaglio personale di vita. “Byron Boy” è indicato a chi cerca qualcosa da leggere di originale, di particolare e ricco di sfumature anche a livello interpretativo. Al suo interno si scopre una storia originalissima in grado di sorprendere, infatti nulla è prevedibile e si arriva alla fine con uno stato emozionale molto vario.

Qui sotto vi propongo l’incipit:

“Io e Taro abbiamo deciso che è tempo di cambiare. Non c’era più niente per noi a Gayndah. Abbiamo lasciato quella terra desolata e ci siamo lanciati giù, in direzione Lismore: la nuova fattoria doveva essere da qualche parte tra le colline, e sono stati chiari, hanno bisogno di lavoratori, subito. Un lungo viaggio, da Gayndah a Lismore, e arriviamo nel pomeriggio già stanchi.

Ho scoperto, durante i miei viaggi, che ci sono molti modi di approcciare un posto nuovo. Dipende in gran parte dal perché. Se hai delle prospettive, per esempio, o se non le hai. Nella mia esperienza di lavoratore nei campi, l’approccio di chi arriva in un posto nuovo per iniziare un lavoro di cui non sa niente, potenzialmente molto faticoso e poco soddisfacente, non è tra gli approcci più amichevoli. A Lismore questa sensazione è rafforzata da una serie di spalle alzate, ostello dopo ostello, fino alla Goldsand Lodge, una specie di residence un po’ sopra il nostro budget – ma siamo disposti a tutto, ormai. La ragazza della reception è gentile, ha due orecchini d’oro gigante schi. Ci sorride…”

Trama

Byron Bay è un punto d’incontro di backpacker provenienti da ogni parte del mondo. Inseguendo la stagione di raccolta dei mirtilli, Luca e Taro si trovano in una comunità di co-working dal passato incerto, conosciuta come “il Magazzino”, in cui generazioni di backpacker si tramandano uno stile di vita precario fatto di eccessi, grandi ideali e la costante voglia di ripartire. Divisi tra il regime dei campi di mirtilli e il brulicare del Magazzino, vengono risucchiati in una folla sempre crescente di viaggiatori disillusi, filosofi e personaggi leggendari, vittime del loro stesso dilemma: è davvero questa la vita che stavano cercando?

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