Assassinio al British Museum

Titolo: Assassinio al British Museum

Autore: John Rowland

Editore: Vallardi A.

Collana: I classici del giallo della British Library

Pagine: 222

Prezzo: € 16,90

Uscita: 24 giugno 2022

Traduzione: Alessandra Maestrini

Recensione

“Assassinio al British Museum”, scritto da John Rowland e pubblicato dalla casa editrice “Vallardi”, rientra nella collana “I classici del giallo della British Library” che è uscita l’anno scorso ed è alla sesta pubblicazione. Si tratta di pubblicazioni in arrivo dalla Gran Bretagna, dove hanno avuto grande successo, ed ora sono pronte per conquistare pure noi lettori italiani appassionati di gialli classici.

Questi libri hanno attirato la mia attenzione e la mia curiosità, fin dall’uscita del primo titolo di questa collana, per scoprirli meglio e rendermi conto del loro potenziale, infatti la mia voglia di leggerli era elevata. Sono stato contento, quindi, quando ho avuto la possibilità di entrare al British Museum e di immergermi tra le avventure, dalle tinte gialle, di questo libro di John Rowland. I titoli dei capitoli sono veloci e precisi, ci illustrano in modo sintetico e preciso ciò che andremo a leggere, l’argomento che troveremo al suo interno.

Quarta di copertina:

“Nella sala di lettura del British Museum il professor Julius Arnell esala l’ultimo respiro. Sembrerebbe la classica morte per cause naturali. Ma quando dei confetti avvelenati vengono ritrovati nelle sue tasche, all’ispettore Shelley e al suo improbabile compagno di indagini non resterà che usare tutto il loro fiuto per scoprire l’identità del pericoloso omicida.”

Per quanto riguarda la storia è sicuramente piacevole ed appassionante, ha alcuni personaggi che incuriosiscono e che sono interessanti, per esempio proprio Henry Fairhurst, oltre a Violet Arnell (la figlia dell’uomo assassinato). Si seguono i diversi avvenimenti e l’evolversi dell’indagine con curiosità ed attenzione.

I colpi di scena, ogni tanto, danno una sferzata alla vicenda ed il ritmo è abbastanza soft. Occorre tenere presente che si tratta di un giallo classico e non di un thriller; quindi, ero già preparato alla mancanza della dose di adrenalina di cui adoro la presenza. Ovviamente più si procede nella storia, maggiore è la nostra attenzione e il nostro interesse.

Ho trovato, però, la conclusione un po’ troppo sbrigativa, ma per fortuna è seguita da alcune pagine che sono una chicca molto gustosa per noi lettori assetati e curiosi di particolari, non aggiungo altro per non togliere il fascino a ciò che leggerete.

“Assassinio al British Museum” mi è piaciuto ed è, indubbiamente, una lettura godibile, ma ogni tanto alcuni passaggi mi hanno lasciato un pochino dubbioso, forse per colpa della traduzione, perché non voglio pensare che sia a causa della scrittura di John Rowland.

Il libro si fa leggere abbastanza bene, è scorrevole, ma in alcuni punti è come se si “inceppasse”, magari è stata solo una mia impressione. Alcuni momenti della vicenda li ho trovati assai interessanti e gradevoli, tra questi quando è stato ritrovato il testamento ed il suo evolversi. Inoltre il professor Julius Arnell non è l’unico uomo di cultura ucciso nella storia e ciò fa aumentare il fascino del libro e la nostra curiosità.

“Assassinio al British Museum” è adatto, indubbiamente, agli appassionati di gialli, in particolare di quelli classici e ricchi di sfumature, nei quali anche il lettore viene spinto ad indagare per scoprire il colpevole e la motivazione.

Non è un libro per diventare più colti, ma per svagarsi, liberare la mente dalla quotidianità e per passare qualche ora in modo piacevole e rilassante, inoltre per scoprire questa nuova collana gialla firmata “Vallardi” di cui vi parlerò, prossimamente, di un altro suo volume tra i sei usciti finora.

Adesso, invece, vi propongo, come da tradizione, l’incipit:

“Arrivato sotto l’alta e incombente cupola, Henry Fairhurst si guardò attorno. Nella sala c’era una quiete mortale, un silenzio interrotto solo dall’occasionale fruscio delle pagine e dal mormorio sommesso di un avventore che discuteva di libri con un funzionario. La sala lettura del British Museum è un luogo strano, e Henry Fairhurst non accedeva a quell’area privilegiata da molto tempo, ma era riuscito a ottenere di effettuare una ricerca per conto di un intraprendente giornalista che stava contemplando di scrivere sulla vita di un ambiguo cortigiano francese del XVII secolo. Il signor Fairhurst non ci vedeva niente di anomalo nel fatto che lui, il più rispettabile cittadino della rispettabile Streatham, dovesse indagare sugli scandalosi trascorsi del demi-monde parigino di trecento anni prima….”

Trama

Henry Fairhurst, un uomo dall’aspetto timido e mansueto, è intento nel suo gioco preferito: osservare la platea di sconosciuti che siede nella sala di lettura del British Museum e – come un novello Sherlock Holmes – indovinare l’occupazione degli utenti. Mentre studia dettagli e posture, la sua attenzione viene catturata dal profondo e innaturale russare che rompe il silenzio ovattato della sala. Ma quando Fairhurst si avvicina per svegliare il colpevole, scopre che il professor Julius Arnell, esperto di letteratura elisabettiana, è appena deceduto.

Inizialmente ricondotta a cause naturali, la morte di Arnell si tinge presto di mistero: un sacchetto di confetti avvelenati viene trovato nelle sue tasche. Inoltre, uno strano legame sembra unire il professore di letteratura a un facoltoso petroliere texano. Convocato a Scotland Yard, Henry rivela ben presto un talento straordinario come detective e finisce con l’affiancare l’ispettore Shelley nelle indagini.

Nuove morti si aggiungono alla prima e i corpi rinvenuti appartengono tutti a studiosi di teatro elisabettiano. Che cosa mai unirà questi delitti premeditati: una questione di soldi o una tacita rivalità accademica?

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