Titolo: Grande terra sommersa
Autore: Alessandro De Roma
Editore: Fandango Libri
Pagine: 555
Prezzo: € 20,00
Uscita: 27 gennaio 2023
Recensione
Alessandro De Roma è tornato in libreria con un nuovo romanzo dal titolo: “Grande terra sommersa”, pubblicato dalla casa editrice “Fandango libri”. Sono oltre 550 pagine, ma grazie alla scrittura brillante ed incisiva dell’autore, la storia scorre molto bene e con grande piacere per noi lettori.
Il protagonista è l’undicenne Pietro che ho trovato parecchio interessante come personaggio; quindi, già la sua presenza invoglia a leggere il libro con curiosità e partecipazione da parte nostra.
La vicenda narrata non è delle più allegre specialmente per gli avvenimenti di cui veniamo a conoscenza e che riguardano il piccolo Pietro, come per esempio la perdita della madre che segnerà parecchio tutti. Per quanto riguarda la figura del padre, devo ammettere che lascia molto a desiderare per il suo modo di agire, di comportarsi e per come ricopre quel ruolo importante, specialmente dopo la morte della moglie. Una azione che compie giusta però c’è, ossia la decisione di portare il figlio dalla nonna e di lasciarlo lì per un po’ mentre lui andrà in giro e sparirà pure per qualche tempo.
Da qui il libro, a mio avviso, diventa ancora più particolare ed interessante, anche grazie alla presenza di nuovi personaggi, oltre alla nonna, come per esempio una famiglia di vicini di casa.
“Grande terra sommersa” è un grande romanzo di formazione, intenso e pungente che non lascia indifferenti e al cui interno c’è molto di più. Ci sono momenti cupi e tristi, ci sono attimi in cui si cerca di reagire e di tornare a galla, ci sono passaggi che rispecchiano la sofferenza e la solitudine ed altri in cui si parla di amicizia e di legami vari come quello tra padre e figlio che lascia molto a desiderare, o quello nuovo e in crescita tra nipote e nonna.
Questo libro, a volte, prende alla gola e toglie il respiro, in altri momenti si respira un attimo di calma, ma il lettore, a mio avviso, è sempre lì in attesa che accada altro che agiti le acque. Tutto ciò porta a leggere “Grande terra sommersa” con curiosità e con desiderio di scoprire sempre di più.
Si incontrano diversi passaggi da leggere e da rileggere, profondi e significativi. Le descrizioni sono parecchio dettagliate, precise ed incisive, infatti è un piacere scoprirle perché si riesce ad immaginarle, oltre ad entrare bene nelle varie scene narrate.
Devo ammettere che questo nuovo lavoro di Alessandro De Roma è potente e lascia il segno nel lettore. Pietro, il piccolo protagonista, fa tenerezza ed a lui ci si affeziona sicuramente, mentre il padre è una persona irritante e la nonna è un piacere scoprirla man mano che passano le pagine. I personaggi li ho trovati, quindi, ben narrati e descritti, tutto ciò rende la lettura costruttiva e si segue l’intera storia con facilità.
Come immaginerete, le emozioni che scaturiscono da questo romanzo sono molteplici e di diverso genere. Dopo aver passato molte ore a leggerlo per assaporarlo al meglio, mi sento di consigliarvelo, tenendo presente che la penna dell’autore non lascia indifferenti e neppure questa storia da lui narrata.
Qui sotto vi propongo ora l’incipit:
“Sono sul balcone della casa di piazza Yenne e annuso l’aria, come un cagnolino appena nato. Meringa calda e vaniglia.
È l’istante che precede la mia impresa. Tutto gira.
Tutto perde forma e lievita. Nella mia testa, nel mondo. Mia madre diceva sempre: “Chiudi gli occhi quando tutto gira, e prova a canticchiare nella testa: vedrai che passa”. Ma questa volta no.
Quando guardo di nuovo giù, le strade sono diventate liquide e la gente che ci cammina sopra ha la testa, ma non ha più corpo: solo teste piatte, come le pedine di una dama.
A un certo punto muovo un passo verso il cielo e sento il vuoto che mi porta via. Le facciate dei palazzi mi corrono incontro come cavalli al galoppo. Non lascio nessuno dietro di me.
Quando atterro tengo gli occhi chiusi il più a lungo possibile. Sento grida e gente che ride; poi un gran fracasso di piedi, tutti verso di me.
Vorrei dire a quelle persone di andarsene, di lasciarmi spazio.
Forse lo sto facendo, ma non mi sentono. Cerco di aprire gli occhi, ma non ci riesco…”
Trama
L’undicenne Pietro Stefano Mele è un ragazzino qualsiasi, che ancora non sa come un piede messo in fallo possa cambiare tutta una vita.
Quando la madre scivola (anche per sua responsabilità, crede lui) e sbatte la testa su uno scoglio, inizia una lunga battaglia con il proprio senso di colpa.
Il padre, Seb, un fanatico religioso dall’esasperato egocentrismo, riversa su Pietro la responsabilità dell’accaduto e lo abbandona nel piccolo borgo sardo di San Leonardo de Siete Fuentes, da nonna Sircana – sua madre –, che fino a quel momento è stata, per il nipote, solo una sconosciuta.
L’anziana vive in una casa ai confini del bosco e non pare avere alcuna intenzione di aprire il suo mondo a Pietro. Tuttavia, giorno dopo giorno, tra i due nasce un’intesa profonda.
Pietro impara ad amare quella vita selvaggia fatta di avventure tra alberi e ruscelli, con poche regole da seguire. Soprattutto, è affascinato dai vicini, i Campus, una famiglia che ai suoi occhi rappresenta l’unità che ha perduto per sempre.
Come mai, allora, la nonna sembra volerlo mettere in guardia da loro? Perché spariscono per intere settimane e poi ricompaiono come se niente fosse?
Mentre l’attrazione di Pietro verso quella famiglia, e in particolare verso i coetanei Luca e Laura, non smette di crescere, un’ombra sempre più inquietante comincia ad avvolgere i vicini.
L’inatteso ritorno del padre allontanerà però bruscamente il protagonista dal piccolo universo che sente ormai suo.