Intervista all’autore: David Bonanni

Buongiorno lettrici e lettori,

ho il piacere di proporvi il protagonista di questa nuova intervista. Si tratta di David Bonanni, autore del libro “Troppe sere come tante” pubblicato dalla casa editrice “La Torre dei Venti”.

Per recuperare la mia recensione, vi invito a cliccare tranquillamente qui.

Intervista

1 – Come è nato il tuo libro “Troppe sere come tante”?

Le prime idee risalgono alla fine del 2016, perché venivo da un periodo durante il quale mi sono successe cose che mi hanno fatto provare un forte senso di precarietà. Ho sentito allora il bisogno di fare qualcosa che mi facesse stare bene e ho pensato subito alla scrittura. Quindi il libro nasce per assecondare un mio bisogno e mentre lo scrivevo non ho mai pensato a cosa potesse piacere ai lettori o alle case editrici. L’ho scritto prima di tutto per me e poi anche per i miei figli, perché sono convinto che un giorno, quando lo leggeranno da adulti, ci ritroveranno molte cose di loro padre.

2 – Mi descriveresti il tuo romanzo con tre parole?

Affabile, perché non se la tira. Ironico, perché l’ha scritto uno che non riesce mai a essere del tutto serio. Amaro, perché l’ironia di cui sono capace ha sempre quel retrogusto lì.

3 – Un pregio e un difetto dei due protagonisti?

Lui ha il pregio della resilienza ma, a ben vedere, questo è anche il suo difetto, perché forse proprio per via di quella capacità di resistere agli urti non trova mai lo stimolo per riprendere in mano il volante, provare a cambiare strada o anche solo evitare di andare a sbattere un’altra volta. Lei, invece, ha il pregio della tenacia, è una che non si arrende, che non ci sta. Il suo difetto è forse quello di essere troppo sensibile.

4 – C’è un messaggio in particolare che vorresti arrivasse ai tuoi lettori?

Non credo di avere qualcosa da insegnare e quindi la mia scrittura non veicola messaggi pedagogici. Ho voluto dare vita a un romanzo di puro intrattenimento ma allo stesso tempo, quasi inevitabilmente, lì dentro ci sono finite un po’ di riflessioni accumulate in questi miei anni di vita. Penso prima di tutto all’importanza di salvaguardare le proprie passioni e di non sacrificarle sull’altare del lavoro. E poi al fatto che le vite quasi sempre non hanno nulla di straordinario ma dobbiamo comunque trovare il modo di stare bene, lo dobbiamo a noi stessi. Vorrei che il lettore le cogliesse così come le ho volute presentare, prive di qualsiasi intenzione di convincere gli altri che ho ragione io.

5 – Quali sensazioni hai provato mentre lo scrivevi?

La prima parte mi ha messo a dura prova per tanti motivi. Anzitutto perché la penna doveva sciogliersi dopo troppi anni che era rimasta ferma e poi perché volevo descrivere la vita di un antieroe, di un personaggio poco edificante ma che, allo stesso tempo, non fosse del tutto respingente. E in tutto questo doveva esserci la vita che scivola via, la resa alla routine, l’immobilismo. Insomma…mi ero messo in testa una serie di ingredienti non facili da trattare. Nella seconda parte, invece, ho trovato tutto più semplice e mi sono divertito moltissimo a vestire i panni di una donna.

6 – Scaletta sì o scaletta no e come ti sei organizzato per la stesura?

Invidio gli scrittori che riescono a pianificare nel dettaglio sin dal principio. Io mi limito a farmi una scaletta molto generica che poi in corso d’opera integro, correggo, stravolgo. Su questo romanzo all’inizio di pianificato c’era ben poco, basta dire che la seconda parte, quella che ha Chiara per protagonista, quando ho cominciato a scrivere non la immaginavo nemmeno. È stata un’idea che mi è venuta solo dopo aver concluso la stesura della prima parte. Di bello c’è che scrivere così è molto più divertente.

7 – Ci puoi raccontare, se c’è, un aneddoto sul tuo libro?

Più che un aneddoto una curiosità. Tutti i personaggi della prima parte, fatta eccezione proprio per Chiara Milani, sono ispirati a persone che ho realmente incontrato nel corso della mia vita. Quelli della seconda parte, invece, sono tutti di fantasia.

8 – Come ti descriveresti con tre parole?

Userei tre aggettivi: pigro, dissacrante e prevedibile.

9 – Quali sono le tue passioni e hobby?

Ovviamente la lettura e la scrittura hanno un ruolo importante. Ma c’è anche il podismo (che mi permette di mangiare e bere con meno rimorsi) e poi…mi piace scommettere su qualsiasi cosa.

10 – Infine una curiosità: qual è stato l’ultimo libro che hai comprato e/o letto?

“Luce d’estate” di Stefansson.

Biografia

David Bonanni è nato nel 1975 a Roma, città dove vive e lavora. Suoi racconti sono apparsi sulle riviste Pastrengo, Rivista Blam, Risme, Malgradolemosche e Piccoli indiani; un altro è entrato a far parte dell’antologia Le cose perdute (Apogeo Editore, 2020). Ha pubblicato il romanzo Troppe sere come tante (La Torre dei Venti, 2022).

Ti ringrazio di aver risposto alle domande.

Alla prossima!
Gabrio

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