Intervista all’autore: Peppe Millanta

Lettrici e lettori, buongiorno!!!

Questa settimana ho il piacere di ospitare, per la rubrica delle interviste: Peppe Millanta, autore del libro “Cronache da Dinterbild” pubblicato da “Neo Edizioni”.

Vi invito anche a recuperare la mia recensione che potete leggere cliccando qui.

Intervista

1 – Chi è Peppe Millanta e che scrittore sei?

Difficilissimo rispondere per uno che si firma con uno pseudonimo per nascondersi meglio! Mi ritengo una persona grata, questo sì. Sicuramente una persona che a un certo punto della sua vita ha deciso di puntare tutto sul provare a essere felice, facendo quello che gli piace, con tutte le difficoltà del caso. Ma mi sento soprattutto grato, per quello che ho la fortuna di fare e per la mia vita.

Ammetto che non so che tipo di scrittore sono. Spero di non essere scontato, ma immagino lo speri chiunque scrive. Mi piace la fantasia sfrenata quando leggo altri autori, e provo a fare lo stesso nel mio piccolo.

2 – Come è nata l’idea di scrivere il tuo libro “Cronache da Dinterbild”

Sono stato “stuzzicato” dai miei editori. Dopo Vinpeel degli orizzonti, il romanzo che precede questo, erano rimasti fuori dei materiali che potenzialmente potevano andare a formare una raccolta di racconti. Il problema era che volevamo evitare un’operazione che fosse del tutto commerciale, e che andasse “a traino” del libro precedente, che si era mosso molto bene. Alla fine mi è venuta in mente un’idea per il seguito, e la sfida è stata quella di organizzare la struttura di un romanzo che contenesse una raccolta di racconti, o di una raccolta di racconti che contenesse un romanzo.

L’abbiamo ribattezzato “sprequel”, perché racconta sia il prequel che il sequel di Vinpeel degli orizzonti. Ne è uscito fuori qualcosa spero di non scontato. Per me è stato sfidante doverlo gestire, e divertente scriverlo.

3 – Mi descriveresti il tuo romanzo con tre aggettivi?

Bizzarro.

Bizzarro.

E poi bizzarro.

4 – Un pregio e un difetto dei due protagonisti?

I protagonisti sono Ned e Biton, due personaggi sopra le righe. Sono gli unici abitanti di Dinterbild, questo luogo immaginario dove sono ambientate le varie vicende, ad essere rimasti. Dinterbild è un luogo dove si scivola quando si perde un’occasione per essere felici.

Quando perdiamo un attimo fondamentale del nostro vivere. Una sorta di limbo, dove i personaggi per non soffrire dimenticano il perché sono lì. Ma i passati di tutti gli abitanti sono conservati nelle conchiglie, che Ned, il padre di Vinpeel protagonista del primo romanzo, ha meticolosamente raccolto e catalogato, permettendo a tutti di fare ritorno all’Altrove, questo luogo simbolico dove tutto è ancora possibile.

Ned e Biton sono gli unici ad essere restati per motivi differenti: Biton perché non era capace di immaginare un’altra vita, e Ned perché non era più sicuro del motivo che l’aveva portato lì. Tra i pregi elencherei la solidarietà, anche se ben mascherata dalla rudezza dei loro modi, e la testardaggine, perché non si arrendono di fronte a nulla. Due difetti sicuramente la diffidenza verso l’altro, e la “fissazione” che hanno nel difendere le loro idee fino allo stremo

5 – Ci racconti di alcune parti particolari del libro che sono come degli enigmi?

Mah, sicuramente l’impaginato di alcune parti può fare l’effetto di un enigma. C’è ad esempio la storia di Tick, autodefinitosi “poeta spigolare”, che scrive i propri componimenti sugli spigoli dei muri, peccato però che la persona a cui sono rivolte non “svolti” e non legga la poesia per intero, ma solo la prima metà, creando un enorme malinteso. La realtà però è che più che enigmi, credo che la forma di complicità più profonda che possiamo instaurare con l’esistente sia il gioco. Se siamo capaci di giocare con qualcosa o qualcuno, significa che siamo collegati a un livello molto più profondo.

Nei Proverbi della Bibbia c’è un passaggio molto bello in cui la Sapienza racconta se stessa, e dice che era presente durante la Creazione, e che “giocava”. Tutto qui. Semplicemente “godeva” del mondo. Essere sapienti è tutto qui. Ecco, mi piace provare a instaurare una sorta di gioco con chi legge le mie storie.

6 – Scaletta sì o scaletta no e come ti sei organizzato per la stesura?

In genere lavoro sempre con una scaletta, per poi tradirla in fase di scrittura. Raramente scrivo se prima non ho il progetto in mente, ma raramente mi attengo a quello che ho pensato. In questo caso, avevo una sorta di bozza con i tipi di racconti che volevo scrivere. Volevo che ognuno avesse uno stile diverso, e ho giocato il più possibile con il cambio dei registri, con gli impaginati. L’intento era quello di creare un effetto di sorpresa per ognuno dei racconti presenti. Per il romanzo invece avevo una scaletta “classica”, ma mi sono divertito a stravolgere il finale

7 – Ci puoi raccontare un aneddoto in particolare?

Mah, aneddoti tanti, perché dietro ogni libro si nasconde un mondo. Nel mio caso poi, quando pubblico con la Neo, ho la fortuna e il piacere di passare molto tempo con Francesco Coscioni, che più che un editore è innanzitutto un amico (anche molto paziente, che io sotto scrittura non devo essere il massimo tra paturnie, dubbi, ripensamenti ecc ecc). Eravamo in chiusura, e stavamo lavorando veramente come matti per rispettare la consegna. Ci siamo incontrati e abbiamo iniziato a lavorare, spalla a spalla (o meglio, PC a PC), e abbiamo finito quando fuori albeggiava. Abitiamo entrambi in un paese di mare, e in quei colori c’era davvero un po’ di tutto. La fine della notte appena passata, il libro appena chiuso, il nuovo giorno che arrivava, le nostre occhiaie impastate con la soddisfazione comunque di avercela messa tutta. Ci siamo goduti per un po’ quell’alba, senza dire niente. È stato un bel momento intenso.

8 – Hai qualche passione e hobby che svolgi nel tuo tempo libero?

La mia più grande passione è viaggiare, fare gire, vedere cose nuove. Ho un fondo di irrequietezza errante. La “stanco” nutrendomi il più possibile di nuovo, e “allargando” un po’ per quel che posso il mio mondo. Ad ogni modo, è una domanda che mi mette in crisi, perché di fatto vivo delle mie passioni: scrivo libri, scrivo sceneggiature, ho aperto la Scuola Macondo che mi impegna moltissimo, curo un festival che si chiama SquiLibri a cui tengo tanto, collaboro con la Rai raccontando la mia regione, sto partecipando alla creazione dell’Abruzzo Film Commission. Da questo punto di vista mi reputo una persona fortunata.

Però il grande amore di questa fase della mia vita è il mio camper vecchio e scalcagnato: in maniera romantica l’ho chiamato Ronzinante, ma l’ho subito ribattezzato Suspence perché mi molla a piedi nei momenti meno indicati

9 – Come ti descriveresti con tre aggettivi?

Come per la domanda 1, queste sono le domande che mi mettono più in difficoltà. Direi curioso. Appassionato. E scostante.

10 – Infine una curiosità: qual è stato l‘ultimo libro che hai comprato e/o letto?

Gabriel Garcia Marquez, “Ci vediamo in agosto”. So che Marquez non avrebbe voluto, ma la curiosità ha vinto.

Biografia

Peppe Millanta non è il vero nome di Peppe Millanta, ma si è talmente abituato che si volta anche se lo chiamate così. Diplomato all’Accademia Silvio d’Amico di Roma, firma la sceneggiatura della serie Blackout – Vite sospese su Rai1 e ha curato e cura alcune rubriche Rai Abruzzo (QuotaMille – Macchemito – Scorci d’Abruzzo).

Fondatore della Scuola Macondo dedicata alle arti narrative, è direttore artistico del Festival SquiLibri di Francavilla al Mare. Dirige la collana “Comete” per la Ianieri Edizioni. Esordisce con il romanzo Vinpeel degli orizzonti (Neo Edizioni, 2018) vincitore di numerosi premi tra cui il Premio John Fante Opera Prima, Premio Città di Cuneo e Premio Alda Merini, oltre a essere candidato al Premio Strega Ragazze e Ragazzi e selezionato al Campiello Opera Prima. Il romanzo è stato tradotto in Francia, Argentina, Cile e Romania.

Grazie di aver partecipato all’intervista!

Alla prossima!

Gabrio

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