Non chiamatemi matta

Titolo: Non chiamatemi matta

Autrice: Liliana Cannavò

Editore: Bonfirraro

Pagine: 271

Prezzo: € 20,00

Uscita: 15 luglio 2022

Recensione

“Non chiamatemi matta” è il nuovo romanzo, pubblicato da “Bonfirraro”, scritto da Liliana Cannavò che, preme ricordarlo (data l’importanza dell’argomento trattato), lavora dal 2000 come psicologa nell’ambito della salute mentale.

Con grande capacità affronta un tema scottante ed ancora attuale ai giorni nostri; infatti, il 10 ottobre si celebra “La Giornata Mondiale della Salute Mentale”.

In questo libro la protagonista è Adelina, il cui problema, che viene chiamato “disturbo bipolare II”, la porta ad un cambio repentino dell’umore, ma le persone la etichettano come “matta”, quando, invece, dovrebbero essere bollati loro con quel termine.

La ragazza dovrà sottostare a determinati avvenimenti, non piacevoli, che le capiteranno, fino a quando cercherà in lei le forze per reagire e cambiare vita, seppure non con pochi problemi a causa di alcune scelte particolari e di un amore che va oltre le differenze etniche e religiose.

La scrittura dell’autrice in “Non chiamatemi matta” è molto incisiva, a volte forte, ma pulita e decisa, tutto è molto veritiero e arriva a noi emozionandoci non poco, specialmente in alcuni passaggi. Il lettore segue tutta la storia con grande attenzione. Ci si arrabbia e si soffre insieme ad Adelina. Inoltre può capitare che alcuni personaggi ci procurino irritazione per il loro comportamento e, indubbiamente, viene il desiderio di stare accanto alla protagonista ed in certi momenti di abbracciarla per rincuorarla.

Per lei la vita non è assolutamente facile, ma nel corso della storia dimostra un carattere forte e sicuro, nonostante tutto e andando pure contro a delle persone per lei importanti, solo agendo così cercherà di raggiungere una sua rivincita e provare a tornare a galla.

Il ritmo è, a volte, sostenuto e cattura il lettore tenendolo inchiodato alle pagine, curioso di scoprire l’evolversi della storia e di come muteranno le varie situazioni che vedono Adelina protagonista.

Liliana Cannavò ci propone, quindi, un tema molto diffuso ancora oggi e parecchio difficile da affrontare, ma lei, grazie anche a studi e ricerche che indubbiamente ha fatto, perché si percepisce tutto ciò nella lettura, ci illustra la storia di una ragazza che viene etichettata con un termine forte e pericoloso. Inoltre, ci dimostra come nella società moderna attuale esista ancora una certa problematiche nell’affrontare alcune situazioni, senza avere il coraggio di andare oltre.

“Non chiamatemi matta” è un libro molto toccante e, forse, non è adatto a tutti, infatti consiglio di avvicinarsi alla storia e di dedicarsi alla lettura se si è interessati al tema, inoltre se si ha una certa sensibilità all’argomento che viene raccontato. Indubbiamente chi deciderà di leggere questo romanzo, verrà ripagato con una storia molto intensa e significativa che, a mio avviso, merita parecchio. Buona lettura!

Concludo con l’incipit:

«Adelina, mi sente? È ora di svegliarsi cara. Coraggio, le ho portato il suo pranzo. Mangi tutto, ripasso tra un po’», le sussurrò all’orecchio l’infermiera. Adelina aprì lentamente gli occhi, richiudendoli subito come se avesse avuto un faro bianco puntato in faccia. Era distesa con le braccia lungo i fianchi, sotto lenzuola fredde e bianche come neve. La luce della stanza era cupa e la finestra ben chiusa. Non capì né dove fosse, né cosa facesse in quella stanza grigia. Sollevò il braccio sinistro e sul polso vide lui: il braccialetto del suo tormento. Largo e in plastica bianca, con un codice a barre e il suo nome impresso a caratteri cubitali.

Di nuovo qui? Dio mio no! Perché? pensò spingendo avvilita la nuca contro il cuscino. Provò ad alzarsi ma sentì il suo corpo pesante come cemento e la testa girare come una girandola. Si arrese, mentre timide lacrime scendevano dagli occhi inumidendo le sue labbra secche e screpolate. Quella mattina per lei non era un giorno come tanti. Compiva venticinque anni e mai avrebbe pensato di trascorrere il suo compleanno su un letto d’ospedale, in psichiatria…”

Trama

Un romanzo ambientato ai giorni nostri, ispirato dalle numerose testimonianze di chi, come la giovane protagonista, è stata vittima del pregiudizio sociale e dello stigma sulla malattia mentale.

Tutto comincia quando i medici comunicano ad Adelina Parodi di soffrire di un lieve disturbo dell’umore che può causarle tristezza oppure euforia, disturbo che la psichiatria denomina Disturbo Bipolare II. All’epoca dei fatti aveva 23 anni. Da quel momento, Adelina, si troverà a dover fare i conti con lo stigma della “matta” cucitole addosso dalla società, e in primis dalla madre adottiva. Pur stando bene, sarà per tutti la stramba, la squilibrata e la matta del secondo piano per i vicini.

Qualsiasi cosa lei dirà o farà – dal ridere di una battuta, al piangere per amore, o arrabbiarsi con il fratellino – avrà per tutti un solo e inequivocabile significato: è matta. La protagonista combatterà con tutte le sue forze per difendere se stessa da chi con troppa superficialità la giudicherà, la emarginerà e la condannerà senza appello, cambiando il corso della sua vita.

Adelina, cercherà di riacciuffare la sua vita una volta per tutte e per questo farà una scelta drastica che la porterà lontano dalla sua città natale e dalla sua cultura di appartenenza. Quando in alcuni momenti di sconforto le sembrerà che tutto sia davvero finito si aggrapperà tenacemente all’amore della sua vita: Jamil Alamà, giovane studente in architettura conosciuto in Italia. Per riuscire nel suo obiettivo, Adelina, non smetterà mai di volersi bene. Cercherà di non rendere la sua vita una triste e solitaria battigia alla mercé delle onde del mare perché lei vorrà essere il mare, ma soprattutto vorrà essere se stessa.

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