Alfabeto primitivo

Titolo:  Alfabeto primitivo

Autore: Giorgio Ghiotti

Editore: Giulio Perrone Editore

Collana: Poiesis

Pagine: 180

Prezzo: € 15,00

Uscita: 10 settembre 2020

Recensione

Questo mese ho deciso di leggere un libro di poesie. Non capita spesso di scegliere questo genere di lettura, ma solo quando trovo l’opera giusta che sappia incuriosirmi e, magari, farmi provare emozioni. La mia scelta è caduta su “Alfabeto primitivo” scritto da Giorgio Ghiotti e firmato dalla casa editrice “Giulio Perrone Editore”.

L’autore è un giovane ragazzo che ha all’attivo già molti libri che spaziano dai romanzi, ai libri di racconti, di poesie e di interviste. Quindi, con grande curiosità e desiderio, ho letto il suo ultimo lavoro gustandomelo durante tutto il mese di settembre: qualche poesia ogni giorno. La scritta che compare in copertina sotto il titolo mi ha colpito parecchio: “Segna il luogo dove una storia finisce e si comincia a vivere” .

Come sapete non sono in grado di recensire le poesie, non ne ho le competenze, ma vi racconto qualcosa del libro e di ciò che penso.

“Alfabeto primitivo” è diviso in varie sezioni, in modo netto e preciso, ma, secondo me, in maniera tale che unendosi riescono a proporre una visione molto dettagliata e precisa della vita. Ciò permette di affrontare vari argomenti che riescono ad emozionare in modo diverso.

L’adolescenza è spesso protagonista e ho notato che anche i vari sensi dell’uomo, per esempio udito e vista, sono varie volte presenti all’interno delle poesie, magari mi sbaglio, ma ne sono rimasto colpito. C’è, inoltre, una certa dose di sentimenti, seppur dosati in modo sia positivo, che negativo. L’autore affronta vari temi, parla di gioventù, come è giusto che sia per un ragazzo della sua età.

Sono rimasto colpito dalla profondità della sua scrittura, dalla precisione dei dettagli, dalla sua delicata scrittura che sa, però, anche diventare carica e grintosa in altri momenti, un cambio così repentino che colpisce ed attira la nostra attenzione, conquistandoci.

Vita, morte, memoria, ricordi, presente e passato, luoghi ed infanzia, sono alcuni argomenti e dettagli che troviamo contenuti nel suo “Alfabeto primitivo”.

Tra le varie sezioni una, in particolare, ha attirato la mia attenzione ed è quella intitolata “I passi leggeri” in cui ogni capitolo ha il titolo composto da due lettere puntate. Non nego che la mia curiosità, di tale scelta, è a mille, quindi spero ci sia occasione di parlarne con Giorgio Ghiotti. Ho cercato di capire la motivazione all’interno delle sue poesie e lancio anche a voi questa sfida.

Durante la lettura sono rimasto molto colpito da questo libro, mi ha incuriosito ed è riuscito anche suscitarmi emozioni di vario genere, che, come dicevo all’inizio, sono quelle che cerco nelle mie letture ed in particolare nelle poesie.

Mentre leggevo ne ho segnate alcune, ma ovviamente posso riportarvene una sola:

“Io senza più proverbi da provare –

Non s’inazzurra più la nostalgia,

io che non so intonare altro

che un lamento, io in ogni fuoco

spento – quello che non smette di soffiare

per ravvivare il rosso al fondo della vita,

perché non sia finita”

Trama

L’urgenza di riconoscersi in un comune alfabeto emotivo, in una genealogia di madri e di padri, poetici e non, che escono finalmente dai loro ruoli sociali per disporsi in amorose gerarchie (“così io sono il nonno di mio nonno”); il senso di appartenenza a una tribù, a una comunità che perde un suo centro geografico – la Roma protagonista del precedente libro in versi di Ghiotti – per spostarsi idealmente altrove, a Milano, a Bologna – città-emblema, quest’ultima, del rapporto del poeta con gli spazi e la memoria (“Ora io ho per tetto il cielo / e per casa due o tre piazze”); un interesse finora inedito per il tratto civile che percorre carsicamente la raccolta, anche quando la poesia sembra viaggiare su registri amorosi. Sono questi i temi principali di “Alfabeto primitivo”, la nuova raccolta poetica di Giorgio Ghiotti.

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