Diario di un addio

Titolo:  Diario di un addio

Autore: Andrea Terreni

Editore: Edizioni Dialoghi

Collana: Intrecci

Pagine: 68

Prezzo: € 13,00

Uscita: 19 marzo 2021

Recensione

Andrea Terreni ci propone il suo esordio editoriale dal titolo molto significativo: “Diario di un addio” edito “Edizioni Dialoghi”.

Il libro è molto breve, ma anche assai profondo ed intenso. Dopo il prologo si parte con la storia narrata dall’autore con parecchia sicurezza e spontaneità. Il tutto è un flusso di pensieri, di passaggi e di momenti assolutamente importanti per il protagonista della storia. La narrazione scorre assai bene ed i passaggi sono veramente incisivi, tanto da imporci di fermarci spesso a rileggerli per riflettere, ma anche per prendere una boccata di ossigeno per le forti emozioni che ci arrivano.

“Diario di un addio” è ricco di descrizioni genuine e schiette, è un racconto che ci accompagna per mano dalla prima all’ultima pagina con il suo forte colpo di scena. Niente è scritto a caso, ma tutto è ben calibrato e significativo per la storia. Ogni parola, ogni frase ci entra nella pelle, arrivando dritta al cuore.

Andrea Terrani possiede, secondo me, la grande capacità di scrivere in modo introspettivo senza mai appesantire la lettura. Riesce a conquistarci fin dall’inizio e a tenerci incollati alle pagine con una storia narrata con grande passione e con trasporto nonostante la mancanza di dialoghi. Tra dolore, passione e sentimenti di vario genere si arriva alla fine con il cuore anche a pezzi, ma ci sentiamo ricchi di emozioni.

“Diario di un addio” è un romanzo a tratti forte per la sua intensità narrativa e per alcuni passaggi che sono, comunque, scritti in modo appassionante, quindi, forse, non adatto a chiunque.

Durante la lettura può accadere, a volte, di sentire il proprio cuore battere più forte per la potenza della storia, infatti si viene quasi inghiottiti dalle pagine e può mancare l’aria, ma tutto è raccontato con grande naturalezza e schiettezza.

Un diario che ci cattura e ci obbliga a ragionare su determinate situazioni ed avvenimenti, in alcuni casi si può essere d’accordo, in altri magari no, ma è pur sempre, comunque, una lettura molto costruttiva ed illuminante.

“Andare via, invece, significa riappropriarsi della propria identità …”

 Se avete voglia di dedicare un po’ del vostro tempo ad una lettura breve, ma assai interessante allora “Diario di un addio” è adatto a voi e vi conquisterà col suo flusso di pensieri e di descrizioni assolutamente intensi

Concludo proponendovi l’incipit:

“I miei giorni sono finiti in un attimo, con ancora molte cose da fare e altrettante persone da conoscere e salutare. Non ci sono imprese di cui possa andar fiero o per le quali sarò ricordato. Ci sono addii che deflagrano in un attimo e altri che si consumano pian piano, nel corso dei giorni. La mia fine è iniziata in quel tempo, quando sentivo la gola stringersi senza lasciar passare l’aria e il cuore gonfiarsi e annerire il mio umore.

È stato un tempo definito, breve, eppure logorante, trascorso evitando in tutti i modi di lavorare, a fumare canne e bere birra, a raccontarmi e raccontare di quanto mi sentissi costretto in quel luogo, come un piede dentro una scarpa troppo piccola. Tuttavia quel luogo è il mio paese, casa mia. Posto dove sono nato e dove, se avessi potuto, non avrei voluto passare neppure un giorno.

Per me casa, come per molti altri, rappresenta un luogo lontano dai miei genitori e dalla mia famiglia, una famiglia che per tutta la vita mi ha creduto più forte di quanto non fossi realmente. Una famiglia che ha sempre visto in me una strabordante vitalità, alla quale mi sono aggrappato anche io per non morire.”

Trama

“Diario di un addio” è un romanzo anomalo, una lettera di saluto al mondo che trova forma nella durata di un breve viaggio in auto. All’interno dell’abitacolo prendono vita i ricordi del protagonista, i quali rimpallano dalle sensazioni di un giovane uomo intrappolato nelle abitudini che caratterizzano lo scorrere flemmatico del tempo nel borgo natio, all’euforia che solo le esperienze vissute in una grande città come Firenze, e tanta libertà, possono far provare. Il soliloquio del protagonista è un vero e proprio testamento emotivo, che mette a nudo la sua anima e quella dei suoi interlocutori.

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