Il capofamiglia

Titolo:  Il capofamiglia

Autore: Ivy Compton Burnett

Editore: Fazi 

Collana: Le strade

Pagine: 348

Prezzo: € 19,00

Uscita: 14 maggio 2020

Traduzione: Manuela Francescon

Recensione

La trama e la copertina sono sicuramente spettacolari ed invogliano a leggerlo. Devo ammettere, però, che all’inizio ho avuto qualche difficoltà perché non mi prendeva, lo trovavo noioso e non mi piaceva. Poi, ad un certo punto, sono entrato in sintonia con la storia e, specialmente, con la scrittura di Ivy Compton Burnett cosi, finalmente, ho iniziato ad appassionarmi alle avventure (e disavventure) di questa famiglia e degli altri personaggi che sono presenti nei vari capitoli.

Indubbiamente è un libro particolare, ricco di dialoghi che scandiscono le vicende. A volte ho avuto la sensazione di essere uno spettatore che assiste ad una rappresentazione teatrale, quindi sarebbe interessante vederne la trasposizione.

Se inizialmente mi stavo annoiando, in seguito, grazie ai vari avvenimenti ed a qualche colpo di scena, la mia attenzione è stata destata e conquistata dandomi il desiderio di proseguire la lettura, invogliato dalla curiosità di ciò che sarebbe accaduto successivamente.

Indubbiamente non è un libro per tutti, proprio per il  fatto della presenza di una grande quantità di dialoghi che, personalmente, gradisco, ma ad alcuni potrebbero dare fastidio.

Una volta che si entra nella storia tutto diventa, come per magia, scorrevole, appassionante e piacevole. I personaggi sono molto diversi l’uno dall’altro e c’è da dire che il capofamiglia è una persona molto irritante, arrogante e pesante, ma bisogna studiarlo e capirne le motivazioni.

Comunque è un protagonista che dà una certa dose di movimento alla storia provocando reazioni in noi lettori. Inoltre, secondo me, è da ammirare, in alcuni casi, per la calma ed il sangue freddo con cui affronta alcuni problemi e diverse situazioni familiari. Infatti sembra che abbia sempre la risposta e l’azione giusta per sistemare e proseguire la giornata, nonostante gli intoppi più o meno gravi.

La famiglia Edgeworth è molto interessante con i suoi componenti, tra cui anche un nipote che vive con loro, dando il suo contributo a movimentare l’atmosfera, ma lascio che siate voi a scoprire in che modo.

Durante la lettura i confronti tra il capofamiglia e i suoi figli risultano molto stimolanti, ma comunque tutti i rapporti tra i vari personaggi sono molto gradevoli ed appassionanti da seguire.

Le personalità all’interno dei capitoli sono varie e sicuramente particolari, regalano ritmo ed attirano l’attenzione. Troverete chi vi saprà catturare per la sua simpatia, chi per la sua arroganza, chi per la sua dolcezze e sensibilità e chi per esempio per il suo modo eccentrico di essere.

Un cast che vi entusiasmerà se vi lascerete conquistare dalla storia.

Si potrà anche riflettere su alcuni comportamenti, sui diversi temi che man, mano si presentano durante la lettura. Tutto ciò condito da un clima che si alterna tra il teso ed il misterioso, con uno più frizzante ed chiacchiericcio.

Inoltre tra etichette, pettegolezzi, subordinazioni, modi di comportarsi, ma anche voglia di ribellarsi per vivere come più si desidera, momenti di tensione e di scalpore, azioni trasgressive a cui porre rimedio, la storia procede come un fiume in piena, alimentando, nel lettore, la curiosità degli avvenimenti e di come si concluderà la vicenda della famiglia Edgeworth.

“Il capofamiglia” di Ivy Compton Burnett, la cui bravura è ineccepibile, è un libro, quindi, che mi ha conquistato strada facendo. Infatti con me è partito male nei primi capitoli, ma poi mi ha catturato tra le sue pagine, facendomi appassionare alle vicende della sua famiglia.

Lo consiglio a chi ama gli spettacoli teatrali, a chi desidera un romanzo in continuo movimento, ricco di chiacchiere, frizzante e di un certo periodo. Io complessivamente ne sono rimasto soddisfatto, ma ovviamente occorre, secondo me, entrare in sintonia con la scrittura e con la storia. Una volta avvenuto ciò, tutto diventerà scorrevole e molto gradevole.

Concludo con un passaggio:

“Duncan ed Ellen s’incamminavano verso la chiesa senza pensare al fatto che quelle erano le uniche occasioni in cui li si vedeva insieme fuori casa. Li seguiva Grant con le cugine. Si sforzava di emulare il portamento dello zio, e questo in qualche modo obbligava le due sorelle a emulare quello di Ellen..:”

Trama

Il patriarcato trova la sua più fedele espressione nella figura di Duncan Edgeworth: padre tirannico, anaffettivo e lunatico, è il capofamiglia per antonomasia. Attorno a lui si muovono, atterriti o solleticati dal desiderio di sfida, i membri della sua famiglia: la moglie Ellen, naturalmente dimessa e timorosa, le due figlie ventenni Nance e Sybil, tanto egocentrica e sarcastica l’una quanto affettuosa e remissiva l’altra, e infine il nipote Grant, giovane donnaiolo dotato di grande spirito, costantemente in competizione con lo zio, di cui è il perfetto contraltare.

Nella sala da pranzo degli Edgeworth va in scena quotidianamente una battaglia su più fronti: sotto il velo di una conversazione educata, si intuiscono tensioni sotterranee e si consumano battibecchi, giochi di potere, veri e propri duelli a suon di battute glaciali: «non stiamo semplicemente facendo colazione».

Fino a quando la famiglia viene colpita da un lutto improvviso, che mescola le carte in tavola innescando una reazione a catena; strato dopo strato, ognuno dei personaggi svelerà la sua vera natura, in un crescendo di trasgressioni che comincia con l’adulterio e culmina con l’efferatezza.

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