Buongiorno lettrici e lettori !
Vi propongo una nuova intervista. Il protagonista di questa volta è Enrico Iannaccone, autore del libro “Un regalo” firmato da “Augh! Edizioni”.
Puoi recuperare la mia recensione cliccando qui.
Intervista
1 – Come è nata l’idea di scrivere il tuo libro “Un regalo”?
Questo romanzo breve nasce dall’osservazione di quanto il perseguire una vita che non risponde ai dettami del proprio Spirito (a chilometrica distanza da qualsivoglia forma di bieco egoismo) costringa unicamente all’afflizione e alla distruzione. Vi è inoltre un divertito sgambetto all’istituzione alla quale ammetto di esser più allergico: la famiglia in quanto dogma e non in quanto amorevole orchestrazione, pur essendo quest’ultima una dimensione probabilmente utopistica.
2 – Mi descriveresti il tuo libro con tre aggettivi?
Buono, cattivo, inevitabilmente irrisolto.
3 – Un pregio e un difetto di Eugenio?
Il protagonista del romanzo sa a quale richiamo dover rispondere per far del bene tanto a se stesso quanto a chi ha intorno ma è al contempo consapevole di quanto sia in ritardo per risolvere le cose in presenza e non sottraendosi al mondo. Una maggior assennatezza avrebbe di certo giovato alla sua vita ma, come diceva quel Samuel Pickwick di dickensiana memoria, “se la nonna avesse avuto le palle sarebbe stato il nonno”.
4 – Essendo tu molto giovane come hai fatto ad immedesimarti così bene in un personaggio che è marito e padre?
“Molto” giovane lo fui, almeno anagraficamente. Ad ogni modo non credo che l’avvilimento abbia un’età precisa. Ciò che cambia, a mio parere, sono solo le motivazioni e le declinazioni che le differenti responsabilità – a seconda del momento della vita in cui ci si trova – comportano.
5 – C’è un messaggio in particolare che vorresti arrivasse per primo ai tuoi lettori?
Spero di aver espresso in modo chiaro la mia opinione in merito al fatto che l’essere umano potrebbe e, se davvero volesse, dovrebbe lavorare sodo per diventare “buono”, non nel senso eucaristico del termine ma in senso fertile per il benessere e la crescita della propria spiritualità. Non c’è alcun tipo di religiosità in questo discorso bensì un appello a quella parte silente del sé che vuole a tutti i costi emanciparsi dalla dimensione volgarmente terrena, sociale e morale per raggiungere lidi ben più elevati. Al soffocarla mediante la prosaicità di uno “stare al mondo” soccombente a regole degne di un brutto gioco di società non può che conseguire la creazione dei cosiddetti mostri e criminali.
6 – Quali sensazioni e dubbi hai provato mentre lo scrivevi?
Non posso che rispondere con l’ausilio dell’anatomia: mesencefalo, miocardio, retto.
7 – Come ti descriveresti con tre aggettivi?
Iperattivo, stanchissimo, severamente leggiadro (e viceversa).
8 – Ci puoi raccontare, se c’è, un aneddoto sul tuo libro?
Citando Giulio Andreotti, “non ricordo”.
9 – Quali sono le tue passioni e hobby?
Il non avere passioni e hobby.
10 – Infine una curiosità: qual è stato il tuo ultimo libro che hai comprato e/o letto?
Ho la necessità di leggere almeno due libri alla volta, pertanto gli ultimi sono stati «Il sogno del Kazakhstan» di Marat Jaqsılıqulı Äbïev e «Ora ti curo io. Ho preso il cancro per le corna» di Marina Ripa di Meana.
Biografia
Enrico Iannaccone (1989) è un regista e compositore napoletano. Dopo sei cortometraggi (tra i quali “L’Esecuzione”, vincitore del David di Donatello di categoria nel 2013) esordisce nel lungometraggio con “La Buona Uscita” (2016), a cui fa seguito “La Vacanza” (2019). Autore di documentari e testi teatrali, porta avanti i suoi progetti musicali sotto lo pseudonimo di Gianni Banni.
Grazie di aver risposto alle mie domande !
Ciao !
Gabrio