Intervista all’autore: Federico Iarlori

Buongiorno lettrici e lettori,

il protagonista dell’intervista di oggi è Federico Iarlori, autore del libro “Se una notte a Parigi, una tedesca e un italiano” – Giunti Editore

Avete perso la mia recensione? Nessun problema la potete recuperare qui.

Biografia

Federico Iarlori è nato a Ortona, in Abruzzo, nel 1983. Ha studiato alla Cattolica di Milano e ha vissuto per quasi dieci anni a Parigi dove ha fatto il giornalista, il traduttore e il producer freelance. Ha due figli italo-franco-tedeschi e giura che non ne farà più. “Se una notte a Parigi, una tedesca e un italiano” è il suo primo romanzo.

Intervista

1 – Come è nata l’idea di scrivere il tuo libro “Se una notte a Parigi una tedesca e un italiano” ?

Quando è nato il mio primo figlio, cioè più o meno sei anni e mezzo fa, ho pensato che la vita del genitore fosse un incubo. All’epoca avevo appena compiuto trent’anni e non ero affatto pronto a ritirarmi nell’intimità del focolare domestico e a rinunciare alla mia libertà. Durante i primi mesi di vita di mio figlio, inoltre, non avevo un lavoro, quindi ho vissuto in pieno quel periodo molto difficile e faticoso, sia fisicamente che psicologicamente.

Per sfogare la mia frustrazione ho deciso di scrivere un blog in cui raccontavo la paternità sovvertendo alcuni stereotipi legati all’arrivo di un figlio. Già da allora mi sarebbe piaciuto che quei piccoli post e gli appunti da cui prendevano vita diventassero un libro. E così è stato. Ma inserendoli ovviamente in un contesto più ampio, ovvero quello della mia vita da espatriato in Francia con una compagna tedesca.

2 – Mi descriveresti il tuo libro con tre aggettivi?

Ironico, sincero, generazionale.

3 – Mi potresti indicare un pregio e un difetto di Federico e di Julia?

Un pregio di Federico potrebbe essere l’autoironia, il fatto di non prendersi mai troppo sul serio e di mettersi sempre in discussione – per me è un pregio, in assoluto non saprei. Uno dei tanti difetti: quello di non riuscire mai a prendere una decisione chiara nella vita.

Siccome penso che i due personaggi siano complementari – come dovrebbe essere in ogni coppia – direi che il pregio di Julia è avere sempre le idee chiare su tutto e sapere sempre cosa fare, mentre un difetto è il fatto di non mettersi mai in discussione e di prendersi troppo sul serio.

4 – Quale messaggio vorresti arrivasse per primo ai tuoi lettori?

Direi che i messaggi sono principalmente due: i sacrifici conducono sempre a una ricompensa – prima o poi. Nel caso specifico parlo di mio figlio, che oggi amo come nessuno al mondo e a cui sono contento di aver dedicato così tanto tempo di quella che credevo essere una vita speciale e che invece è solo un’esistenza miserabile come quella di tutti noi.

Il secondo è che quando ci rapportiamo a noi stessi e agli altri dovremmo vedere sempre il bicchiere mezzo pieno e non mezzo vuoto. Apprezzare le qualità che abbiamo in quanto italiani, ad esempio, e non guardare solo le cose che non vanno. Ma lo stesso vale per gli altri paesi – nel caso specifico la Francia e la Germania. Ovviamente non è così scontato, per questo ho scritto un libro.

5 – Quali sono, secondo te, gli elementi importanti per scrivere un libro?

Innanzitutto l’autodisciplina, una caratteristica nella quale di sicuro non eccello. A mio avviso bisognerebbe scrivere tutti i giorni, con costanza, almeno un paio d’ore al giorno, anche quando non si ha voglia, anche quando la penna non scorre. Io l’ho fatto solo quando la scadenza per la consegna del manoscritto si avvicinava minacciosamente. E in quel periodo ho scritto forse le pagine più belle.

Un altro elemento importante a mio avviso è il rispetto per il lettore. Non si può pretendere che a uno sconosciuto interessi cosa ne pensi tu del mondo e che in più spenda dei soldi per saperlo. Quindi bisogna dargli qualcosa in cambio, bisogna divertirlo, prenderlo per mano – e dirgli cosa ne pensi tu del mondo.

Infine – ce ne sarebbero altri, ma non mi dilungo – è importante avere una voce riconoscibile. Uno stile – e anche delle tematiche – che siano tue e di nessun altro. Questo elemento non è per niente scontato e secondo me – lo dico soprattutto in quanto lettore – è essenziale.

6 – Puoi anticiparci se hai in progetto un altro libro?

Ovviamente sì, perché di progetti in testa ne ho almeno una decina, ma non so se andranno in porto, né se un editore sarà disposto a pubblicare ancora qualcosa di mio. Certo, se per ogni libro che scrivo dovesse verificarsi una catastrofe come è accaduto quest’anno, non converrebbe a nessuno. Manco a me! Sto prendendo molti appunti, comunque, e questa è una buona notizia. Vedremo. Tu fai il tifo per me, per cortesia!

7 – Come ti descriveresti con tre aggettivi?

Pessimista, insicuro, appassionato.

8 – Ci puoi raccontare, se c’è, un aneddoto sul tuo libro?

Potrei fare il simpatico e raccontarti di come ho mobilitato mezza spiaggia di Ortona (che è la città in cui sono nato e dove torno ogni estate) con il taccuino alla mano per raccogliere le proposte di titoli per il romanzo – la scelta è stata un incubo. Ma l’unico aneddoto da raccontare su questo libro è che è uscito l’11 marzo, esattamente il giorno in cui il nostro Presidente del Consiglio ha deciso di chiudere tutte le librerie d’Italia – e non solo le librerie, ovviamente. Direi che non c’è molto da aggiungere, no?

9 – Quali sono i tuoi autori e libri preferiti: puoi citarmene un paio?

Ce ne sono tanti, ma se proprio devo citarne un paio farei così, resterei in Francia e ti direi un vecchio libro a cui sono molto affezionato: “Il conte di Montecristo” di Alexandre Dumas e un libro più moderno – ma che a mio avviso è comunque un classico – che a suo tempo mi scioccò: “Estensione del dominio della lotta” di Michel Houellebecq.

10 – Infine una curiosità: qual è stato il tuo ultimo libro che hai comprato e/o letto?

L’ultimo libro che ho comprato è l’autobiografia di Woody Allen, che però non ho ancora avuto il tempo di iniziare. L’ultimo libro che ho letto, invece, un po’ a caso, nel senso che non era nella mia lista di letture, è una raccolta di racconti di Jeffrey Eugenides che si intitola “Una cosa sull’amore”. Molto bello.

Ti ringrazio di aver partecipato

Alla prossima

Gabrio

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