Intervista all’autrice: Marina Carré

Buongiorno lettrici e buongiorno lettori,

con grande piacere vi propongo l’intervista con protagonista Marina Carré, autrice del libro “I profumi del giardino” pubblicato da “Pathos Edizioni”.

Intervista

1 – Come è nata l’idea di scrivere il tuo libro “I profumi del giardino”?

L’idea di scrivere è nata dalla consapevolezza che i miei nipoti Matteo e Giulia, rispettivamente di quattordici e dieci anni, stanno vivendo una vita completamente diversa dalla mia. Sono consapevole che questa sia un’affermazione banale, ma se si aggiunge a questo la mancanza di quotidianità dovuta alla lontananza (io abito a Torino, loro a Brescia) si può comprendere il mio desiderio di raccontare a loro e anche a tutti coloro che non sono nati nel secolo scorso, come si dipanasse la vita nel dopoguerra, quali fossero i mestieri che adesso sembrano anacronistici, quali fossero le abitudini domestiche.

Poi dovevo fare i conti con una perdita, quella del “mio” giardino, anche se in realtà la casa – e quindi anche il giardino – erano di famiglia. Mediante una sorta di rielaborazione del lutto, ho iniziato un cammino che man mano mi ha portato a cercare, fotografare, mettere in salvo la memoria di persone e cose.

2 – Mi descriveresti il tuo romanzo con tre aggettivi?

Storico, autobiografico, sociologico

3 – Come hai scelto le bellissime foto da inserire?

Ho scelto le foto che più ho amato, quelle che meglio potevano rappresentare un mondo che non esiste più, quelle che mi avrebbero permesso di consegnare al futuro persone, oggetti, frammenti di vita per me significativi.

4 – Quali sensazioni hai provato mentre lo scrivevi?

Scrivendo ho provato tenerezza, nostalgia, soprattutto rispetto, orgoglio, amore per la bambina che sono stata e che non ho forse mai apprezzato abbastanza. Per il mio giardino perduto provo ancora rimpianto, ma l’aver scritto il libro mi ha aiutato a superare questo dolore.

5 – Quando inizi a scrivere un libro sai già il finale?

No, mai. Il discorso si dipana da solo, si intensifica, prende vie proprie; soprattutto la stesura di questo libro si è arricchita man mano di temi che non avevo previsto di trattare, di volta in volta era una ricerca che suggeriva un’altra indagine appassionante.

6 – Scaletta sì o scaletta no e come ti sei organizzata per la stesura?

Questa volta sono andata avanti per intuizioni successive: infatti, dal tema del giardino perduto il discorso si è ampliato e ha compreso molti aspetti della vita della mia infanzia. Ho scelto di raccontare tutto ciò che avrebbe potuto interessare i miei nipoti, per offrire nuova vita a persone e luoghi che ora non ci sono più.

7 – Ci puoi raccontare, se c’è, un aneddoto del tuo libro?

Mio nipote Matteo, che come ho detto abita a Brescia e ha quattordici anni, una volta mi disse: “Nonna, la tua casa è un museo e devi lasciare tutto così com’è”. Bene, io ho aperto gli armadi, tratto fuori oggetti, libri, ho sfogliato album di foto e di dischi in vinile, ho fotografato, ho cercato di salvare la memoria di tutto. Questa operazione mi ha permesso di valorizzare, nel mio passato, i rapporti che ho vissuto e me stessa, e mi ha aiutata a superare il lutto delle perdite, delle assenze.

8 – Il profumo del giardino a cui sei più legata?

Amplierei ai  profumi dell’infanzia: quello delle case antiche di campagna, del legno bruciato nei camini,  delle rose, delle mele cotte sulla stufa, dei bon bon alla liquirizia, della limoncina con cui la mamma faceva l’infusione.

9 – Il tuo giardino del tuo cuore?

La mia biblioteca, dove posso ritrovare i libri che ho letto anche nell’infanzia, quelli che ho scritto, quelli su cui ho studiato, quelli che mi hanno aiutato a crescere, a seconda dei periodi storici.

10 – Infine una curiosità: quale libro hai letto recentemente?

Sto finendo “Nessuno può volare” di Simonetta Agnello Hornby; ho iniziato “Alla ricerca del tempo perduto. Dalla parte di Swann” di Proust; sono in lista di attesa, già acquistati da tempo, “Fortuna” di Nicolò Govoni e “L’inverno dei leoni” di Stefania Auci.

rbt

Biografia

Maria Vittorina Carré (Marina)

Marina Carré è nata a Torino il 29/8/48.

Iscritta all’Albo dell’Associazione Nazionale Pedagogisti, dopo aver conseguito la Laurea in Pedagogia, Indirizzo Psicologico ed ottenuto il Diploma dell’Istituto Superiore di Psicologia Sociale, ha consolidato la sua formazione con esperienze di Psicodramma Analitico, Analisi, Espressione Corporea, Teatro, Danza. .

Ha insegnato nelle Scuole Elementari, nelle Scuole per Infermieri Professionali e Vigilatrici d’Infanzia, in corsi di formazione; ha prestato consulenze pedagogiche e svolto incontri di Interlocuzione; ha pubblicato articoli, ha collaborato alla stesura di testi inerenti all’Educazione alla Salute.

Ha proposto dal 1996 al 2011, all’interno dell’attività d’animazione per anziani Argento Vivo della Circoscrizione 2 di Torino, il progetto “Io Sto Bene e Tu?”, che comprendeva: conferenze su temi di educazione fisica e mentale, gruppi di autoaiuto, sportello d’accoglienza e d’ascolto individuale, laboratorio corporeo. All’interno di quest’ultimo ha avviato il gruppo di teatrodanza EXPRESmaturaMENTE, che ha messo in scena ogni anno uno spettacolo.

Ha fondato inoltre l’ASDPS Io Sto Bene e Tu? che ha operato fino al 2012 per la diffusione dell’Educazione al benessere. Con l’APS Formeduca ha proposto corsi di miglioramento della memoria.

È stata vicepresidente dell’ANPE Piemonte. Nel corso degli anni ha ascoltato i racconti di tante persone disperate, ma è convinta che sia sempre possibile essere felici, perché questa condizione è insita in ognuno di noi. Ha pubblicato nel 2007 e ripubblicato nel 2017 “Possiamo, sempre, essere felici” e nel 2021 “I profumi del giardino” per i tipi di Pathos Edizioni.

Ti ringrazio moltissimo di aver partecipato all’intervista.

A presto

Gabrio

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