La fatica di essere pigri

Titolo: La fatica di essere pigri

Autore: Gianfranco Marrone

Editore: Raffaello Cortina Editore

Collana: Temi

Pagine: 163

Prezzo: € 14,00

Uscita: 14 maggio 2020

Recensione

Incuriosito ed invogliato dal titolo ho deciso di dedicare un po’ del mio tempo alla lettura di questo saggio “La fatica di essere pigri” scritto da Gianfranco Marrone. Chi nella vita non ha provato dei momenti di pigrizia? Penso che ogni essere umano sia stato catturato, alcune volte, da questo stato naturale.

Il volume, però, vuole fare chiarezza e raccontarci in modo preciso, scrupoloso e usando, in alcuni casi, una terminologia adeguata, la vera natura e la vera storia della pigrizia.

Nell’introduzione c’è un passaggio che afferma:

“Proveremo a mostrare che la pigrizia non è – come il senso comune ritiene – la manifestazione di un carattere individuale, la proprietà spirituale di un singolo soggetto. Si tratta piuttosto di un sentimento collettivo, di una passione, o se si vuole di una forma di vita, che può manifestarsi, crescere e trasformarsi in precisi contesti sociali e culturali…”

All’interno del libro troviamo quattro capitolo ed un finale che cercano di fare luce sull’argomento:

1 – L’ozio dei popoli

2- Lingue, detti, storie

3 – Politiche dell’oblomovismo

4 – Mitologie di Paperino

Finale

Come notate, indubbiamente, si toccano vari temi per concludere con uno più leggero, ma molto costruttivo ed interessante che vede come protagonista il simpatico personaggio dei famosi fumetti: Paperino.

Partendo da “L’ozio dei popoli” troviamo una spiegazione, molto densa di notizie e tecnica, in particolare dell’ozio. L’autore vuole farci ben capire il suo significato e la sua reale presenza nella nostra società. Tutto ciò avviene sotto vari punti di vista ed esempi.

Nel capitolo intitolato “Lingue, detti, storie” si trova un interessante spiegazione, dettagliata e costruttiva, delle parole “pigro” e “pigrizia” e sono certo che vi stupiranno molto. Infatti non sempre è come pensiamo, ma occorre tener presenti vari fattori e situazioni. Per esempio un aspetto è quello del richiamo al corpo ed alla fisicità… Poi un secondo punto da tenere in mente è l’aspetto psicologico, seguito da quello legato alla mente, all’intelletto, alla dimensione cognitiva. Fino ad arrivare all’aspetto legato all’azione, al comportamento, all’atteggiamento, al lavoro.

Come notate è tutto descritto in modo molto preciso perché, giustamente, occorre ampliare la propria conoscenza per fa chiarezza sul significato. Inoltre è assai interessante scoprire la varietà dei significati della parola “pigro”. Questo capitolo, quindi, ci apre gli occhi in modo tecnico e dettagliato sull’argomento coinvolgendo anche la parola “ozio” che risulta molto interessante.

Passando al terzo capitolo è quello che, forse, ho trovato più difficile e complicato da seguire e capire, ma ciò è dovuto, indubbiamente ad una mia carenza. Sicuramente mi ha invogliato a informarmi e documentarmi maggiormente sul suo contenuto, prima di tutto sulla parola “oblomovismo”. Sul vocabolario Treccani ho trovato la seguente spiegazione:

“oblomovismo : Atteggiamento di apatica e fatalistica indolenza, assunto come caratteristica emblematica della generazione russa anteriore all’abolizione della schiavitù della gleba (1861). Il termine, tratto dal nome di Oblomov ‹ablòmëf› protagonista del romanzo omonimo (1859) del narratore russo I. A. Gončarov, fu diffuso dal saggio di N. A. Dobroljubov, Čto takoe oblomovščina «Che cosa è l’oblomovismo», pubblicato nello stesso anno”

Concludo col quarto capitolo che in modo molto piacevole, ironico e simpatico ci racconta, tramite i personaggi dei fumetti, il tema della pigrizia. L’autore ci segnala vari personaggi tra cui Paperino, Topolino, Gastone, Nonna Papera, Ciccio, Paperoga e ne parla dal punto di vista della pigrizia. Questo parte è sicuramente adatta a tutti e vi piacerà parecchio come è stato per me.

In conclusione  “La fatica di essere pigri” è un libro che trovato molto costruttivo, seppur a tratti un po’ difficile, ma ciò è dovuto a delle mie carenze personali.

Finalmente si riesce a fare chiarezza sull’argomento e questo avviene in modo assolutamente preciso, dettagliato ed istruttivo !

Se siete curiosi circa l’argomento, non dovete farvi sfuggire questo saggio.

Trama

La storia della pigrizia ha radici antiche, incrociandosi con l’ozio e con l’accidia. L’ozio è padre di tutti i vizi, ma anche virtù del letterato che sfugge alle costrizioni del lavoro. Analogamente l’accidia è vizio capitale, meno grave però di altri comportamenti considerati riprovevoli. Intere classi sociali ne fanno il loro vanto, altre la deridono, altre vi aspirano.

E molti sono i racconti che riguardano la pigrizia, facendone ora una proprietà caratterizzante certi personaggi (da Oblomov a Paperino) ora un atteggiamento di ribellione contro le società moderne (da Stevenson a Lafargue, da Russell a Barthes). In gioco, è la rivendicazione di stanchezza, il desiderio di riposo, l’esigenza del non voler fare. Morale: difficile essere pigri. Bisogna faticare per riuscirci.

In un’epoca che glorifica incessantemente la prestazione, riempiendo ogni momento della nostra vita di gesti carichi di necessità produttive, non far nulla è tutt’altro che evidente. Per questo va perseguito, rivendicato come un diritto, praticato come esercizio di libertà.

 

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