L’appello

Titolo:  L’appello

Autore: Alessandro D’Avenia

Editore: Mondadori

Collana: Scrittori italiani e stranieri

Pagine: 343

Prezzo: € 20,00

Uscita: 3 novembre 2020

Recensione

Ogni volta che esce un nuovo libro di Alessandro D’Avenia, non vedo l’ora di leggerlo perché mi piace parecchio il suo stile di scrittura e le sue storie mi appassionano.

Il suo ultimo lavoro “L’appello”, edito Mondadori, non ha deluso le mie alte aspettative, nonostante alcuni parli di questo libro come storia un po’ adolescenziale. Personalmente trovo che ogni suo romanzo sia molto istruttivo e in grado di regalare, ai suoi lettori, vari spunti sui quali riflettere e passaggi profondi che riescono a colpire, sia la nostra attenzione, che il nostro cuore.

Si percepisce sempre il suo amore per il suo lavoro: quello dell’insegnante e il suo grande impegno di istruire gli alunni considerandoli delle persone pensanti, dei ragazzi e delle ragazze da coinvolgere al cento per cento e non solo da interrogare e valutare. Infatti, seguendolo anche altrove, per esempio, leggendo i suoi articoli sui quotidiani o altri suoi interventi, si capisce il suo stile pulito e nitido, la sua schietta sincerità in ciò che espone e che vuole trasmettere, senza darsi arie, senza vantarsi mai di nulla.

Agli gli studenti non si mostra mai superiore, almeno questo è il mio parere, ma cerca sempre di fare il tragitto scolastico insieme a loro. Infatti anche in questo libro risulta così.

Il protagonista è un professore cieco che, nonostante ciò, riesce ad insegnare e a “vedere” i suoi alunni. Inoltre è in grado anche di trasmettere dei valori importanti in cui credere e imparare, riuscendo, pure questa volta, a mettere gli alunni al primo posto, facendoli partecipi della vita di tutti i giorni e cercando, in modo semplice e naturale, di impartire lezioni non solo scolastiche, ma anche di vita, li fa sentire, giustamente, importanti.

La sua capacità di riuscire a conquistare la fiducia e l’attenzione dei suoi studenti è qualcosa di stupefacente e, indubbiamente, mi sarebbe piaciuto avere un insegnante come lui. Non trovo, come alcuni dicono, che questo libro sia sopravvalutato, ma è semplicemente una lettura che riesce a dare tanto su cui riflettere, senza strafare, affrontando temi essenziali e facendo intervenire l’intera classe.

Il titolo del romanzo “l’appello” riguarda il suo modo, molto particolare, ogni giorno, di svolgerlo. Infatti con un tema quotidiano o una domanda importante, chiama i suoi alunni, uno alla volta e, invece di rispondere presente, danno il loro parere o raccontano un evento che fa parte della loro vita. Per esempio un giorno ha chiesto: “…nell’appello di oggi mi racconterete il vostro orizzonte degli eventi, ciò che inghiotte la vostra luce e dal quale vorreste tenervi lontani, ma la cui forza di gravità è talmente forte che è impossibile sottrarvisi. Cominciamo?” e da quel momento ognuno espone la sua risposta.

Tra i vari capitoli dedicati alla scuola e ai suoi alunni, si incontrano anche quelli dal titolo “Alla ricerca del tempo sprecato. Diario di un professore cieco”: questi risultano molto delicati e profondi , in grado di colpire per la loro intensità e per le ricche nozioni presenti in essi. Gli altri capitoli partono da  settembre e vanno avanti per ben 12 mesi.

“L’appello”, a mio avviso, è carico di passaggi importanti, di insegnamenti da tenere presenti, di aneddoti ed è ricco di emozioni. Infatti sono anche queste che arrivano ai lettori, oltre ad apprendere diverse informazioni nuove.

Alcuni paragrafi possono, magari, risultare più nozionistici e richiedono maggior attenzione, ma, in linea di massima, tutto scorre molto bene e in maniera, secondo me, coinvolgente.

Alessandro D’Avenia si pone davanti agli studenti con grande umiltà e semplicità e trovo che sia questo uno dei modi vincenti che lo rendono molto apprezzato da loro e anche da molti lettori, io per primo.

Consiglio a tutti la lettura di questo romanzo, sia per la scrittura limpida ed incisiva, sia per i vari messaggi che trasmette. Concludo con un passaggio che mi trova assolutamente d’accordo:

“…Con che coraggio giudichiamo le persone da quel poco che sappiamo di loro? Eppure pretendiamo di sapere tutto grazie a quel 10 per cento che si è dato vedere. Dovremmo invece provare a conoscere quel 90 per cento a partire dalle conseguenze che ha su quel 10 per cento, ma per farlo bisogna prestare attenzione e accordare tempo. Troppi ragazzi si sentono invisibili allo sguardo di noi insegnanti, che abbiamo il compito di farli crescere anche negli aspetti non ancora emersi della loro personalità, soprattutto se, come vi ho detto, quegli aspetti determinano quelli su cui crediamo di avere il controllo”

Trama

E se l’appello non fosse un semplice elenco? Se pronunciare un nome significasse far esistere un po’ di più chi lo porta? Allora la risposta “presente!” conterrebbe il segreto per un’adesione coraggiosa alla vita. Questa è la scuola che Omero Romeo sogna. Quarantacinque anni, gli occhiali da sole sempre sul naso, Omero viene chiamato come supplente di Scienze in una classe che affronterà gli esami di maturità.

Una classe-ghetto, in cui sono stati confinati i casi disperati della scuola. La sfida sembra impossibile per lui, che è diventato cieco e non sa se sarà mai più capace di insegnare, e forse persino di vivere. Non potendo vedere i volti degli alunni, inventa un nuovo modo di fare l’appello, convinto che per salvare il mondo occorra salvare ogni nome, anche se a portarlo sono una ragazza che nasconde una ferita inconfessabile, un rapper che vive in una casa famiglia, un nerd che entra in contatto con gli altri solo da dietro uno schermo, una figlia abbandonata, un aspirante pugile che sogna di diventare come Rocky…

Nessuno li vedeva, eppure il professore che non ci vede ce la fa. A dieci anni da “Bianca come il latte, rossa come il sangue”, Alessandro D’Avenia torna a raccontare la scuola come solo chi ci vive dentro può fare. E nella vicenda di Omero e dei suoi ragazzi distilla l’essenza del rapporto tra maestro e discepolo, una relazione dinamica in cui entrambi insegnano e imparano, disponibili a mettersi in gioco e a guardare il mondo con occhi nuovi. È l’inizio di una rivoluzione?

“L’Appello” è un romanzo che, attingendo a forme letterarie e linguaggi diversi – dalla rappresentazione scenica alla meditazione filosofica, dal diario all’allegoria politico-sociale e alla storia di formazione -, racconta di una classe che da accozzaglia di strumenti isolati diventa un’orchestra diretta da un maestro cieco. Proprio lui, costretto ad accogliere le voci stonate del mondo, scoprirà che sono tutte legate da un unico respiro.

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