L’arte sconosciuta del volo

Titolo: L’arte sconosciuta del volo

Autore: Enrico Fovanna

Editore: Giunti Editore

Collana: Scrittori Giunti

Pagine: 341

Prezzo: € 18,00

Uscita: 10 gennaio 2020

Recensione

“L’arte sconosciuta del volo” è stata una lettura molto particolare e variegata per quanto riguarda il mio gradimento. Infatti, se la prima parte mi ha lasciato un po’ dubbioso e non del tutto soddisfatto, la seconda, cioè quella ambientata dopo 40 anni, mi ha conquistato alla grande e mi è piaciuta moltissimo risollevando il mio entusiasmo sul libro che era un po’ scemato.

Si tratta di un giallo, a volte, però, questo passa in secondo piano, ma non è sempre una male. Infatti ci guadagnano i personaggi che affollano la storia, perché le loro vite, i loro caratteri vengono proposti al meglio in modo da farceli conoscere di più e permetterci di capire la vicenda nel profondo.

L’atmosfera che ho respirato durante la lettura è, nella prima parte, abbastanza cupa e misteriosa. Mi sono immaginato le varie scene, non so perché, con un velo di nebbia che calava sul luogo. Tutto infatti è avvolto nel mistero e lascia a noi lettori cercare di capire che cosa sia accaduto, le motivazioni e specialmente come andrà a finire.

Inizialmente i colpi di scena appassionanti, come piacciono a me, sono pochi, anche perché alcuni sono già anticipati nella trama (quindi, forse, in questo caso è meglio non leggerla per gustarsi maggiormente il libro).

La seconda parte mi è sembrata più vivace, più snella e mi ha davvero conquistato ed appassionato.

Tobia, il protagonista, è nella prima parte del libro un po’ sottotono, ma poi diventa parte attiva e vero protagonista de “L’arte sconosciuta del volo”. Ogni tanto mi è sembrato un personaggio un po’ assente e terribilmente triste, ciò è dovuto anche al suo carattere e, specialmente, al fatto che non è del tutto soddisfatto della sua vita.

Infatti ha avuto alcune delusioni e il lavoro non lo sente più molto vicino a sé, non lo entusiasma. Il motivo può anche essere perché ha la testa altrove.

Tutto si movimenterà, sia per lui che per noi lettori, grazie ad una telefonata di un suo amico, di 40 anni prima, che vive a Premosello in Piemonte. Tobia è sicuramente una persona che stimola il lettore, ha un velo di mistero e, secondo me, seppure è un po’ introverso, riesce a conquistarci ed incuriosire parecchio.

Per quanto riguarda la conclusione forse è stata leggermente affrettata, ma ci fornisce qualche risposta.

Interessanti, comunque, per quanto riguarda il libro in generale, sono i personaggi e la loro parte psicologica che ho trovato assolutamente molto affascinanti sotto questo punto di vista.

L’autore, Enrico Fovanna, ha una scrittura estreamamente intrigante e scorrevole, a volte anche poetica nonostante l’argomento trattato. Inoltre è da apprezzare il suo scavare a fondo nelle vicende dei personaggi, specialmente nella prima parte, e in alcuni casi vengono un po’ i brividi.

Un giallo variegato che dà, quindi, molto spazio ai vari esseri umani, li analizza, li fa interagire, mentre un po’ meno alla vicenda delle indagini. Consiglio, quindi, questo libro a chi ama il genere, ma desidera leggere qualcosa di diverso, di più profondo e toccante. In questo caso resterà sicuramente soddisfatto perché l’autore, con precisione quasi chirurgica, si insinua nelle vite di tutti coloro che sono presenti in questa storia.

Vi riporto qui sotto ciò che compare in quarta di copertina:

“Mentre la maestra parlava di chissà cosa, rimuginavo sul tragitto da fare in bici e sui punti di riferimento. Ci sarei andato dopo l’ultima ora di scuola, e da solo. Al pensiero, provai un po’ di paura. Poi compresi, e il tempo me lo avrebbe confermato, che tutte le strade che contano passano dalla paura.”

Trama

Premosello, Piemonte settentrionale, 1969. È il primo novembre, vigilia del giorno dei morti, e una scoperta agghiacciante sta per risvegliare l’orrore in paese, sconvolgendo l’infanzia di Tobia. Su una strada di campagna, vicino al ruscello, è stato rinvenuto il corpo di un suo compagno di scuola. A pochi mesi di distanza dal ritrovamento del cadavere di un’altra ragazzina.

In paese si diffonde il terrore: ormai è evidente che per le campagne si aggira un mostro, un mostro che uccide i bambini. Tobia è afflitto dal senso di colpa e dalla vergogna, perché con quel ragazzo aveva fatto a botte proprio il giorno della sua scomparsa, desiderando davvero di liberarsi di lui. Adesso è difficile tornare alla vita di prima, all’amore innocente ed esaltante per Carolina, ai giochi spensierati con padre Camillo e con Lupo, il matto del paese. Soprattutto quando i sospetti dei paesani si concentrano su una persona molto vicina a Tobia, sulla cui innocenza lui non ha alcun dubbio.

Quarant’anni dopo, Tobia vive a Milano e fa il medico legale. Demotivato dal lavoro e lasciato dalla moglie per l’impossibilità di avere un figlio, sta vivendo uno dei momenti più bui della sua vita. Sarà una telefonata di Ettore, il suo vecchio compagno di scuola, a convincerlo a tornare dopo tanti anni nei luoghi dell’infanzia, per il funerale di Lupo. E questo inatteso ritorno cambierà la rilettura del suo passato…

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