Lontananza

Titolo:  Lontananza

Autore: Vigdis Hjorth

Editore: Fazi

Collana: Le strade

Pagine: 373

Prezzo: € 18,50

Uscita: 23 settembre 2021

Traduzione: Margherita Podestà Heir

Recensione

Dopo il meraviglioso romanzo “L’eredità” (qui trovate la mia recensione), Fazi ha pubblicato, della stessa scrittrice: “Lontananza”.

Indubbiamente una bella storia seppur, secondo me, non al livello della precedente che ho amato parecchio. Una curiosità: se accostate le due copertine si nota una interessante costruzione tra le due immagini.

Per quanto riguarda “Lontananza” si ritorna ad una saga familiare in cui regnano vari segreti, diverse bugie, tutto ciò avvolto nel mistero e in un clima direi anche abbastanza freddo. Man, mano che si legge il romanzo e si finiscono i capitoli, si ottengono maggiori informazioni e delucidazioni.

I capitoli sono spesso molto brevi e ciò, a mio avviso, è sia un pregio, che un difetto; infatti, se da una parte permettono al libro di essere scorrevole e scivolano che è un piacere, dall’altra rendono la lettura, in alcuni punti, troppo veloce e povera di dettagli. La scrittura di Vigdis Hjorth, secondo me, è assai sciolta, scorrevole, incisiva. Infatti, il romanzo si legge con grande piacere e velocemente, al suo interno la storia è avvincente ed appassionante. Durante la lettura ho sottolineato diversi passaggi, infatti se ne trovano molti interessanti che meritano di essere tenuti a mente.

“…Deve essere una disperazione per la figlia fedele e devota se i genitori sognano quella perduta. Non credo che sia così. Credo che le persone che trascorrono molto tempo insieme crescano insieme sviluppando una mutua dipendenza, che i legami aumentino e si rafforzino, anche se questi legami possono rappresentare un intralcio e consumare le persone, soprattutto quelli difficili da spezzare, è come se ti rosicchiassero all’altezza del collo o della caviglia dove la pelle è più sottile…”

Ho notato che durante la lettura si scoprono anche frasi e passaggi molto incisivi, come a se stanti, che sono lì per far riflettere sia i personaggi a cui vengono rivolte, sia noi che le leggiamo.

“Quando eravamo uscite dal negozio la mamma aveva ripetuto: Chi compra tutto quello che vede, piangerà quando l’altro riderà”

Questa frase, per esempio, la si ritrova almeno un paio di volte nel corso del romanzo; infatti, Vigdis Hjorth sembra tenga particolarmente e insiste nel riproporla.

Durante la lettura si fanno spazio anche i vari ricordi del passato, che impreziosiscono il romanzo portando il lettore ad avere maggiori informazioni e un quadro più ampio e dettagliato.

Ciò che poi ho notato durante la lettura è il fatto che la protagonista, nel corso del romanzo, si pone diverse domande ed esse è come se poi venissero rivolte anche a noi che seguiamo la vicenda.

Questo nuovo libro di Vigdis Hjorth mi è piaciuto per la sua scrittura perché ha un modo di raccontare e di scrivere che mi attira e mi colpisce parecchio, ma ho preferito il precedente perché, a mio avviso, è più appassionante e maggiormente avvincente, sia per quanto riguarda la storia, ma anche i vari personaggi, li ho trovati più caratterizzati: hanno più carisma e più personalità.

“Lontananza” è, invece, forse, maggiormente introspettivo e ciò rallenta il ritmo, seppure possieda alcuni passaggi intensi che portano a riflettere, ad analizzare con più calma e tatto.

Il romanzo è molto ben curato stilisticamente ed emotivamente. Infatti riesce a trasmettere al lettore varie emozioni, nonostante una certa freddezza che, a volte, ne esce dai dialoghi e dalle descrizioni. Ciò perché sono presenti anche incomprensioni e differenze tra i personaggi, scava molto nei loro pensieri, nella loro intimità.

Johanna, la protagonista, torna a casa dalla madre dopo molti anni e tra le due i rapporti non sono facili, hanno molto di cui parlare, da chiarire e su cui riflettere e noi con loro. Tutto scorre molto bene, è una lettura appassionante, seppure povera di colpi di scena, ma, nonostante ciò, il lettore è invogliato ed incuriosito dalla vicenda e dal rapporto delle due donne.

“Lontananza” un romanzo che, seppur non al livello del precedente, mi è piaciuto e mi ha tenuto incollato alle pagine. Forse più intimista di “Eredità”, ha una sua storia profonda e ricca di passaggi sui quali fermarsi a riflettere. Per quanto mi riguarda devo ammettere che adoro la scrittura e i libri di Vigdis Hjorth, trovo che sappia creare un certo pathos che cattura, con uno stile narrativo intenso e psicologicamente interessante.

Concludo con l’incipit:

“Una sera avevo chiamato mia madre. È stato questa primavera, infatti il mattino dopo ero andata a fare una passeggiata con Fred sull’isoletta di Borøya, dove faceva abbastanza caldo da poter consumare la colazione al sacco seduti sulla panchina, davanti allo stretto di Osesund. La notte non avevo quasi chiuso occhio per via di quella telefonata, perciò ero felice di quell’impegno e che fosse con Fred, ero così scossa.

Mi vergognavo di averla contattata. Era vietato, eppure l’avevo fatto. Avevo infranto un divieto che avevo imposto a me stessa e che mi era stato dato. Non aveva neppure risposto. Avevo sentito subito il suono intermittente del rifiuto di chiamata, era stato premuto il tasto. Eppure, avevo insistito. Perché? Non lo so. A che scopo? Non lo so. E perché questa vergogna che mi paralizza?…”

Trama

Johanna torna in Norvegia dopo trent’anni di assenza e, rompendo il divieto di contattare la famiglia, telefona alla madre, che ormai ha ottantacinque anni ed è vedova. Nessuna risposta. Per i suoi parenti Johanna non esiste più: è morta quando, appena sposata, studentessa di Legge per volere del padre avvocato, ha mollato tutto per diventare pittrice e si è trasferita nello Utah con il suo professore d’arte, con cui ha avuto un figlio. Johanna ormai è un’artista piuttosto quotata, ma persino i soggetti dei suoi quadri scatenano l’ira dei familiari, che in essi vedono una denigrazione ulteriore nei loro confronti, soprattutto per il modo in cui viene raffigurata la madre.

Sono tanti gli argomenti rimasti insoluti che hanno condizionato Johanna nella sua vita di figlia, di donna, di artista e di madre: nella sua mente affiorano antichi ricordi di una donna all’apparenza leggera, spensierata, bellissima, ma quando riesce finalmente a spiegarsi alcuni episodi sconcertanti di cui è stata spettatrice, capisce che la madre non faceva che nascondersi dietro una corazza di convenzioni. Finché il lunghissimo silenzio fra le due donne si spezzerà in maniera violenta in un ultimo, spietato confronto.

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