Titolo: Il segreto di Vivaldi
Sottotitolo: Tra esoterismo e passione
Autore: Luciano Varnadi Ceriello
Editore: Armando Curcio Editore
Collana: New minds
Pagine: 304
Prezzo: € 14,90
Uscita: 23 settembre 2021
Trama
Il romanzo, terzo della trilogia di Reinhard Friedmann, è ambientato nei primi anni Cinquanta, tra l’esoterica Torino, la misteriosa Mantova e la Venezia carnascialesca, per poi concludersi in Polonia, nella Basilica di Santa Croce, dove tutto ha avuto inizio. Intento a leggere una lettera dei monaci dell’Eremo dei Camaldoli, il protagonista Reinhard Friedmann viene colpito alla testa e si ritrova ammanettato a un letto d’ospedale.
I suoi carcerieri lo torturano per costringerlo a rivelare un codice segreto connesso in qualche modo alle passate vicende. Reinhard riesce a fuggire a Torino, dove si imbatterà nel mondo sotterraneo di neonazisti e neofascisti, conoscerà l’onta del triangolo rosa degli omosessuali trucidati, fino a giungere, dopo un lungo viaggio, nella Basilica di Santa Croce dove gli verrà svelata la missione che è destinato a compiere.
Biografia
Luciano Varnadi Ceriello è laureato in Lettere moderne e svolge la professione di insegnante. Ha pubblicato per Armando Curcio Editore i primi due volumi della Trilogia di Reinhard Friedmann: Il segreto di Chopin (2017) vincitore di 22 premi letterari, risultato il quinto libro più bello d’Italia; Il segreto di Marlene – Viaggio alla ricerca del sé (2019) vincitore del Premio Etnabook. Nel 2020 gli è stato conferito l’Oscar della letteratura al Golden Book Awards.
È Vincitore Assoluto del Rive Gauche Festival (2019) con l’album Oniric Chopin ProsiMeloMetro N° 1; del 2021 è il suo nuovo album Radio Varnadi 2.0 Family Edition ed è prossima l’uscita della sua rivisitazione cantata de Le quattro stagioni di Vivaldi, i cui testi sono pubblicati in questo volume. È risultato finalista e vincitore di diversi premi letterari e cantautorali tra i quali il Premio Tenco (2019).
Incipit
“Chi l’avrebbe mai detto? Federico… un ragazzo dolcissimo, timorato di Dio. Gli ho fatto da padre per così tanto tempo. Ero convinto che apprezzasse la mia compagnia. Abbiamo vissuto diversi anni insieme, durante i quali ho cercato di instradarlo nel migliore dei modi. Ha studiato diligentemente e si è laureato in Medicina. Poi un giorno giunse quella lettera dall’eremo dei Camaldoli e ricevetti quel colpo in testa che mi fece perdere la memoria, ma adesso sono rinsavito dalle mie amnesie.
Era un giorno d’inverno. Erano anni che non scrivevo una lettera ai monaci dell’eremo di Visciano. Erano stati così cortesi con me e io, invece, non mi ero più fatto vivo. Tutto ciò che avevo vissuto nel loro convento mi aveva dato grandi gioie, ma mi aveva arrecato anche enormi dispiaceri: Marlene, il priore, Giulio, Turillo… Sì, Turillo: quando penso a quel mio caro amico mi viene sempre di chiamarlo col suo vezzeggiativo e non con il suo vero nome, Ettore. Fatto sta che, da quando me ne sono andato, non ho comunicato più mie notizie. Sono stato maleducato nei confronti di quei monaci…”