Intervista all’autore: Alessandro Biasi

Ciao lettrici e lettori,

questa settimana ho il piacere di proporvi l’intervista con protagonista Alessandro Biasi, autore del libro “Spazi sospesi”, pubblicato da Morellini.

Vi invito anche a recuperare la mia recensione cliccando qui

Intervista

1 – Chi è Alessandro Biasi e che tipo di scrittore sei?  

Ti direi che Alessandro è soprattutto una persona che ama le storie. Per moltissimo tempo le ho raccontate attraverso tessuti, volumi e immagini disegnando collezioni di prêt-à-porter. Adesso che sono passato alle parole, vorrei appartenere alla categoria di scrittori che posseggono una ferrea routine e passano quattro ore al giorno sulla tastiera ma la realtà è che sono uno scrittore molto lento che spesso rimanda fino a quando lo scrivere non diventa un bisogno impellente. A quel punto posso trascorrere al computer anche una giornata intera.

2 – Come ti descriveresti con tre aggettivi?  

Introverso, attento, meteoropatico.

3 – Come è nata l’idea di scrivere il tuo libro “Spazi sospesi”? 

“Spazi sospesi” non è nato dall’idea di scrivere un libro ma ha preso forma, un racconto dopo l’altro, seguendo un flusso naturale. Ho scritto il primo racconto nel 2020 durante il lockdown. In quel momento in cui siamo stati tutti costretti a fermarci e a riconsiderare le nostre vite, ho avuto la possibilità di dedicarmi al disegno – per piacere e non solo per lavoro – e alla scrittura, attività che ho spesso dovuto accantonare a causa degli impegni e delle scadenze lavorative. Solo diciotto mesi dopo mi sono accorto che la raccolta era completa e che una delle illustrazioni su cui avevo lavorato sarebbe stata la copertina perfetta per il libro.

4 – Mi descriveresti il tuo romanzo con tre parole? 

Attesa, quotidianità e brevità.

3 – Un pregio e un difetto in generale dei protagonisti? 

Trattandosi si una raccolta di racconti, i protagonisti, anzi, le protagoniste, sono molte. Potrei dirti che il tratto che le accomuna è la loro capacità di introspezione, caratteristica che considero un grande pregio. Per quanto riguarda i difetti è difficile individuarne uno soltanto: ognuna delle donne raccontate nel libro ha i propri, anche se spesso, più che difetti, sono difficoltà e debolezze con cui si trovano a fare i conti.

5 – Ci racconti qualcosa del titolo? 

Quasi sempre quando scrivo parto dal titolo che racchiude l’essenza di ciò che sento di voler raccontare e che mi guida durante la stesura. Per “Spazi sospesi” non è stato diverso e il titolo è nato prima della raccolta: originariamente gli “Spazi” avrebbero dovuto essere “vuoti”, per ragioni editoriali però è stato necessario pensare ad un aggettivo alternativo. Ho compreso così, rileggendo i racconti, che la sospensione avrebbe descritto meglio le atmosfere di queste storie e le vite delle protagoniste.

6 – C’è un messaggio in particolare che vorresti arrivasse al lettore di “Spazi sospesi”? 

Mi piacerebbe portare l’attenzione del lettore sul quotidiano e sulle piccole cose che spesso passano inosservate dietro i grandi eventi e lo straordinario a cui i media ci hanno abituati. Volevo raccontare storie in cui le persone potessero identificarsi – non tanto per ciò che accade ma per quella sensazione di incertezza che tutti abbiamo provato almeno una volta nella vita – riscoprendosi così meno sole.

7 – Quali sensazioni ed emozioni hai provato durante la stesura? 

Dal mio punto di vista sono proprio le emozioni che entrano in gioco durante la scrittura a rendere questa disciplina tanto speciale: ho riso, ho pianto e ho avuto paura insieme a tutte le mie protagoniste. Molte di queste emozioni sono dovute certamente allo scrivere in prima persona. Questa forma mi aiuta a calarmi nei personaggi e nel caso di “Spazi sospesi” è stata fondamentale per distaccarmi dal mio io maschile e avvicinarmi a quello femminile.

8 – Ci puoi raccontare un aneddoto in particolare? 

Posso raccontarti la nascita di uno dei racconti a cui sono più affezionato: “Spaidermen”.

Il mio compagno ed io eravamo in attesa di imbarcarci per una breve vacanza. Poco distante da noi un bambino (avrà avuto 7, 8 anni) stava imbronciato sulle difensive, con le braccia incrociate al petto. I genitori, molto simili a quelli descritti nel racconto, si relazionavano con lui come se fosse stato un impiccio, terzo incomodo di quel viaggio che forse avrebbero preferito fare da soli.

Sono stati trenta minuti lunghissimi nei quali, pur sforzandomi di farlo, non riuscivo a distogliere lo sguardo dalla scena. Ero arrabbiato perché percepivo tutta la delusione di quel bambino che cercava in ogni modo di comunicare con loro senza essere ascoltato. Durante il volo ho sentito la necessità di esorcizzare quella che ho riconosciuto come frustrazione, senso di impotenza, e l’ho fatto scrivendo il racconto nelle note del mio iPhone.

Esattamente un anno dopo, quando ormai la raccolta stava per essere conclusa, mi sono imbattuto in quel racconto dimenticato nel telefono – è stato un caso, stavo cercando degli appunti – e rileggendolo ho pensato che avesse del potenziale. Quindi ho deciso di riscriverlo, anche se l’ossatura del racconto è rimasta più o meno inalterata, e fondere quell’esperienza con un’altra avvenuta parecchi anni prima, credo undici, durante un’altra vacanza: c’era in spiaggia questo bimbetto con il costume di Spiderman che giocava sul bagnasciuga.

Era paffuto ma molto agile. Totalmente immerso nel suo mondo e nel suo personaggio per combattere nemici immaginari. Saltava, correva e gridava: “BumBamCrash! Sono Spiderman l’eroe!”. Il mio compagno ed io ricordiamo con grande affetto quel bambino che non abbiamo mai più rivisto ma che in qualche modo è rimasto con noi. E quando per strada, al parco, o in tv vediamo un bambino con la maschera di Spiderman ci guardiamo e: “BumBamCrush! Sono Spiderman l’eroe!”. In un attimo, con un semplice incrocio di sguardi, torniamo a quell’estate di undici anni fa, la nostra prima estate insieme.

9 – Quali passioni/hobby hai nel tempo libero? 

Se rispondo “leggere” risulto banale? Oltre a quello sono un grande appassionato di tè e cultura giapponese.

10 – Infine una curiosità: qual è stato l‘ultimo libro che hai comprato e/o letto? 

Ho appena terminato di leggere Elizabeth Finch di Julian Barnes e Baumgartner di Paul Auster, entrambi usciti da poco per Einaudi, ma sono già alle prese con Le piccole virtù di Natalia Ginsburg, ancora di Einaudi del 1962, di cui ho recentemente trovato una prima edizione.

 

Biografia

Alessandro Biasi, classe 1983, vive e lavora a Milano.

Nel 2006 si laurea in fashion design presso NABA (Nuova Accademia di Belle Arti).

Nel 2010, dopo alcune esperienze lavorative nel settore moda e nel costume teatrale, fonda il brand di prêt-àporter donnaA-lab Milano di cui è anche direttore creativo.

Nel 2011 il marchio è selezionato da Anna Wintour e Franca Sozzani tra i Vogue Talents ed è stato premiato tra gli “ones to watch” da Vogue Italia che lo ha inserito nell’annuale “Vogue list”.

Il brand, oltre a Milano, è stato presentato in numerose fashion week internazionali, tra cui Londra, Parigi, Toronto, Berlino e Pechino.

In diverse occasioni i capi di A-lab Milano sono stati scelti per rappresentare il marchio presso importanti mostre italiane ed internazionali. Tra le altre, nel Maggio del 2015 è stata inaugurata a Roma presso i Mercati Traianei “L’eleganza del cibo. Tales about food and fashion”, una raccolta di abiti dedicati alla tematica principale del grande EXPO internazionale ospitato nel 2015 a Milano. Per questa occasione Alessandro Biasi ha disegnato per A-lab Milano un abito ispirato ai capolavori dell’Arcimboldo, abito che è volato a New York nel 2016 per l’edizione americana dell’evento.

Nel novembre 2015 il marchio è stato presente con due capi in edizione limitata provenienti dalla collezione P/E15 presso la Triennale di Milano, ospite della mostra “Il nuovo vocabolario della moda italiana”, allestita per celebrare la nuova generazione del Made in Italy.

Dal 2017 Alessandro ha concentrato la sua ricerca sul tema della sostenibilità legandosi dal 2018 al brand Econyl©, produttore di un filato rigenerabile all’infinito ottenuto dalla lavorazione di plastiche e tessuti di poliestere dismessi.

Da sempre consulente di aziende italiane ed estere in qualità di direttore artistico e creativo, dal 2013 Alessandro è anche docente in Fashion and Textile design presso NABA (Nuova Accademia di Belle Arti).

Dal 2021 si avvicina al mondo della narrativa e frequenta diversi corsi di scrittura con Sara Rattaro, Luca Ricci e Laboratorio Formentini.

Seguendo la passione per la lettura nordamericana, nel 2023 pubblica la sua prima raccolta di racconti “Spazi sospesi” per Morellini editore, di cui firma anche l’illustrazione di copertina.

Grazie di aver partecipato all’intervista.

Alla prossima

Gabrio

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