Intervista all’autore: Danilo Marigo

Buongiorno lettori e lettrici, per l’intervista all’autore, vi propongo quella realizzata a Danilo Marigo e al suo libro di racconti “La guerra dei baccalà”  la cui recensione è qui.

Biografia

“Danilo Marigo, torinese, laureato in Economia, è responsabile logistica di una primaria società del settore. Ha collaborato con riviste di carattere professionale, scrivendo diversi articoli tecnico scientifici; con Bradipolibri ha pubblicato “Sognando Montreal – Una cronaca olimpica nel Monferrato” (2008), scritto a quattro mani con Paolo Ferrero; ha partecipato alla stesura di “Mi manca Pulici – il Toro nei magici anni Settanta” (2013), di Paolo Ferrero e Franco Ossola, con una serie di racconti, inseriti nel testo principale. Ha ideato, realizzandone la parte fotografica e partecipando alla scrittura di alcuni racconti, l’antologia “Nel Monferrato alla ricerca della felicità” (2011) (ed. Monferrato s.r.l.)”.

1 –  Come è nata l’idea di questa tua raccolta di racconti e quanto tempo ci hai messo a scriverla?

L’idea è nata con l’intenzione di dare ordine ad una serie di appunti, presi in viaggio. Quasi tutti i racconti presenti nel libro sono stati abbozzati e pensati “on the road” su di un taccuino, in auto, in nave, in aereo e in treno. Per cui, approssimativamente, posso dire che ogni racconto è stato scritto in circa un paio di mesi e un po’ di chilometri.

2 –  Secondo te è più difficile scrivere racconti o un romanzo?

Ho appena concluso un romanzo che darò alle stampe entro l’anno (il primo dicembre farò la presentazione). Quest’ultima esperienza mi ha fatto capire quanto sia più difficile scrivere racconti, articolandone la trama in poche pagine, senza omettere alcun dettaglio, e imprimendovi al tempo stesso la linfa vitale per renderli vivi ed essenziali. E’ un po’ come per un fotoreporter scattare una fotografia al momento giusto, cogliendone l’essenza sfuggevole. Hai presente “il miliziano colpito a morte” di Robert Capa?

3 –  Mi descriveresti il tuo libro con tre aggettivi?

Universale, perché comprende l’universo delle cose umane; corale perché ogni riga si può leggere a più voci, positivo perché crede fermamente nel riscatto di ognuno.

4 –  Come ti sei organizzato per la stesura che è ricca di dettagli e di notizie sia storiche che  calcistiche?

Come accennato in precedenza, il libro è il frutto di documentazione raccolta in viaggio, passo dopo passo, tessera dopo tessera. In ogni circostanza un ruolo molto importante lo giocano l’obiettivo della mia macchina fotografica, la curiosità per le diverse culture e le sensazioni che colgo e che provo a trasmettere. Per ciò che concerne il calcio, è qualcosa che concorre a rendere universale la storia di ogni uomo, ad ogni latitudine, in ogni cultura, da quella europea, a quella sudamericana. Il destino ha proprio la forma di una sfera, credo.

5 –  Del mondo del calcio attuale c’è qualcuno che potrebbe ispirarti un racconto?

Sinceramente no! Per il semplice motivo che i “calciatori” che appaiono nei miei racconti sono degli incalliti romantici, sognatori o emeriti cattivi, bambini o pescatori, comparse o melanconici indios. Non si trovano di certo tra quelli della Play Station di mio figlio, né tra i Palloni d’Oro.

6 –  Se dovessi scrivere una biografia su un calciatore, chi sceglieresti?

Sto meditando di scrivere un racconto, non una vera e propria biografia, su quello che è stato per il sottoscritto, bambino degli anni ’70, un vero e proprio mito. Su di lui si è scritto di tutto e di più, biografia compresa. Io però vorrei “dipingerlo” in modo tale da riuscire a farne percepire al lettore l’incedere prepotente, anche se un po’ sgraziato, il movimento fulmineo e imprevisto, quasi si trattasse di un lampo arancione che saetta dentro i nostri occhi e che ci lascia basiti, ad ascoltare il silenzioso rumore che fanno le trame della rete, gonfiate dal pallone. Non so se hai indovinato. Se così non fosse, lo conoscerai quando scriverò il racconto.

7 –  Puoi anticiparci se hai in progetto un altro libro?

Il prossimo è un libro, più che un progetto. Come ho già precedentemente anticipato, è un romanzo. L’ho ambientato nella Svezia del ’58, quella dei mondiali vinti dal Brasile del giovane Pelé. Ma, come per “La guerra dei baccalà”, non ci si deve aspettare una cronaca del torneo mondiale (l’unica radio-cronaca presente è quella della finale che è fatta in lingua brasiliana!). Il calcio è un semplice divenire, un pretesto letterario in cui calare i veri personaggi, quelli della strada che poi siamo noi tutti. In questo, come mi è solito, ho mischiato fantasia e realtà e le ho fatte incontrare in un paesino della costa occidentale della Svezia che per il sottoscritto è il posto più bello del mondo: Fjällbacka (Contea di Tanum).

Per quanto riguarda invece il progetto a cui sto lavorando, è un romanzo “on the road”, sempre ambientato in Scandinavia, tra la Finlandia e quella sua parte che va sotto il nome di Lapponia. E’ ambientato ai giorni nostri e parla della difficile convivenza tra un vecchio afflitto da un seria forma di arteriosclerosi e un ragazzo ai margini dalla società, della loro appartenenza a generazioni molto lontane, non solo anagraficamente, indagando sulla difficoltosa sintonia e partecipazione emotiva alle cose del mondo che li circondano e che incontrano lungo la strada, che però è viva, nonostante l’apparente iniziale “digital divide”. Una parte dei dialoghi saranno scritti in lingua originale finlandese, con accanto naturalmente la traduzione.

8 –  Ci puoi raccontare, se c’è, un aneddoto sul tuo libro?

C’è ne sono diversi. Alcuni dei personaggi che ho descritto li ho incontrati veramente: si chiamavano Lucien, Osvaldo, Madame Savigny. Alcune vicende poi sono realmente capitate, come ad esempio l’incontro con Washington presso uno Starbucks, nel quartiere di Marais. Ma c’è n’è uno in particolare che merita di essere menzionato più degli altri. Durante il mio viaggio in Islanda, passando al sud dell’isola, dalle parti di Vik, mi è capitato di trascorrere la notte in uno di quei piccoli chalet a schiera in legno prefabbricato. Attorno si aggirava un cane, probabilmente residente presso la fattoria in cui viveva il proprietario del villaggio. Era nero e lucido come la spiaggia di Vik e portava con una certa qual gagliardia un pallone sgonfio e ricoperto di bava tra i denti. Quando ti vedeva, chiunque tu fossi, anche l’ultimo sconosciuto capitato lì, si avvicinava, ti posava davanti ai piedi il pallone e ti faceva capire di volerci giocare. Dopo un po’ io e i miei figli abbiamo scoperto con grande stupore che la sua specialità era quella del portiere. Era un professionista, dotato di una presa aerea eccezionale e di riflessi fulminei. In quel momento ho deciso che avrei ambientato uno dei miei racconti in Islanda, anche in omaggio a lui. Oltre alla mia di fotografia, ti spedisco quella dell’amico “Vik”, è così che l’abbiamo soprannominato, il cane portiere.

9 –  Oltre alla scrittura quali sono le altre tue passioni?

La curiosità, se può essere definita una passione. La lettura (abbondanti i classici!), i viaggi e la fotografia sono gli ingredienti che uso per fare della scrittura il mio hobby principale.

10– Quali sono i tuoi autori e libri preferiti: puoi citarmene un paio?

I miei autori preferiti sono John Dos Passos, John Steibeck, Francis Scott Fitzgerald, Truman Capote e William Faulkner. Per citarne qualcuno contemporaneo allora ti direi Paul Auster e Alice Munro, ma adoro anche gli autori scandinavi più o meno conosciuti. Jón Kalman Stefánsson è uno dei miei preferiti.

11 – Infine una curiosità: qual è stato il tuo ultimo libro che hai comprato e/o letto?

L’ultimo libro che ho letto: “Follie a Brooklyn” di Auster. L’ultimo libro che ho comprato ed è forse quello che avrei voluto scrivere, ma in quei luoghi non ci sono ancora stato, è “Salvare le ossa” di Jesmyn Ward di NNE edizioni.

Il motivo è che mi hanno sempre affascinato le storie che parlano del bayou, delle paludi, dei piedi nudi e dei battelli sul Mississippi. Chi è che non si rileggerebbe le avventure di Tom Sawyer o di Huckleberry Finn, con i piedi a mollo nell’acqua, sotto il sole della Louisiana!

Grazie di aver partecipato all’intervista.

A presto!

Gabrio

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