Intervista all’autore: Matteo Cilenti

Buongiorno a tutti !!!
Il protagonista dell’intervista di oggi è Matteo Cilenti, autore del libro “Lo spettro di Caino” edito “Scatole Parlanti”

Per leggere la mia recensione potete cliccare qui. 

Biografia

Matteo Cilenti. Quarantadue anni, vigile del fuoco per scelta non per necessità. Fan del cinema ad ogni genere e livello, delle arti marziali, della letteratura americana dello scorso secolo, della filosofia tedesca e della musica in genere (ad eccezione di quella da discoteca e di quella italiana). Amo collezionare 33giri rock anni ’70 e jazz. “Lo Spettro di Caino” è il mio primo lavoro, e quando mi verrà voglia ne scriverò sicuramente un altro.

Intervista

1 – Come è nata l’idea di scrivere il tuo libro “Lo spettro di Caino”?

Beh, si può dire che l’idea di scriverlo sia nata dalla mia passione per il cinema e la pubblicazione sia la conseguenza di un ginocchio rotto. Tutto è partito due anni fa se non ricordo male. Volevo scrivere una sceneggiatura per un noir ambientato nel mio ambiente lavorativo (i vigili del fuoco) e allora mi sono messo a lavorare ad una storia che raccontasse anche quello che normalmente non si dice dei pompieri, e soprattutto senza buchi nella trama.

Sapevo come farlo visto che precedentemente avevo collaborato con un mio amico regista ad una sceneggiatura su un suo soggetto originale per un film non ancora realizzato. Poi ho pensato a tutto quello che gira intorno al cinema, alle difficoltà per trovare fondi per la realizzazione di un film, al rischio che il lavoro rimanesse nel cassetto di qualche casa di produzione poco interessata senza neanche dargli una possibilità di lettura eccetera. E allora mi sono detto “fanculo, intanto ci faccio un libro poi si vedrà”.

Mi sono buttato a capofitto sul lavoro e in poco più di due mesi l’ho scritto, approfittando delle pause del mio servizio tra un turno e l’altro. Poi l’anno scorso sono rimasto a casa per qualche tempo a causa di un infortunio occorsomi durante una gara di arti marziali, e ho approfittato del tempo a mia disposizione per inviarlo a un buon numero di editori.

2 – Mi descriveresti il tuo libro con tre aggettivi?

Non saprei a dire il vero quali aggettivi utilizzare per descriverlo. Per me è difficile ora, a distanza di tempo dalla prima stesura, parlare di un libro che ho letto e riletto decine di volte per renderlo soddisfacente per me ed efficace per il lettore. Però per tematiche, stile e svolgimento della trama te lo posso descrivere come il perfetto punto d’incontro tra “Cuore di tenebra” di Conrad, “Il Nome della rosa” di Umberto Eco e “Profondo Rosso” di Dario Argento.

3 – Un pregio e un difetto del protagonista?

Anche questa è una domanda a cui è molto difficile dare una risposta secca, visto che il protagonista è fortemente ispirato ad una persona reale viva e vegeta, cioè il mio ex capo turno di quando ero un giovane coglioncello di neanche vent’anni che faceva il servizio di leva nei vigili del fuoco. Chi non lo conosce ma ha letto il libro ha detto che è un personaggio davvero cazzuto, mia sorella dopo averlo letto invece ha affermato “certo che il protagonista è davvero uno stronzo, mai letto un libro con un personaggio principale così antipatico”.

Francamente non so cosa dire in merito, è il mio protagonista, ispirato ad una persona che conosco realmente molto bene e che apprezzo sotto ogni punto di vista. Quindi credo che il parere alla fine debbano darlo, come sempre, solo ed esclusivamente i lettori.

4 – Come mai hai ambientato il tuo romanzo proprio nel tuo ambito lavorativo?

Perché è molto più facile parlare di un ambiente che conosci in ogni sua sfaccettatura ovviamente. Se mi fossi messo a raccontare… che ne so degli impiegati di banca, probabilmente avrei scritto una marea di stronzate fasulle e poco interessanti. Per me in primis visto che non ritengo interessanti le vicissitudini degli impiegati di banca a meno che non si chiamino Josef K. Invece scrivendo un libro ambientato nel mio mondo lavorativo che è già interessante di per sé agli occhi delle persone al di fuori di esso e impostando la narrazione cercando di far emergere anche il lato umano di queste persone nei loro aspetti positivi ma anche in quelli più spiacevoli, credo e spero di essere riuscito a catturare l’attenzione del lettore.

5 – Come è nata la tua passione per la scrittura?

Faccio fatica a definirla passione. Credo che sia più un’esigenza, un po’ come andare al bagno. Non si può dire che ci piaccia sederci sul water (anche se io la trovo un’attività decisamente rilassante) ed è in ogni caso uno spreco di tempo, ma dobbiamo farlo comunque altrimenti crepiamo. Quindi si può dire che per me, in quel determinato momento, scrivere questo libro fosse una necessità. Altrimenti non lo avrei fatto.

6 – Puoi anticiparci se hai in progetto un altro libro?

In teoria si, mi piacerebbe fare una trilogia con questo protagonista ma non vorrei passare per quello che scrive solo libri sui pompieri ambientati nel mondo dei vigili del fuoco, quindi mi piacerebbe anche scrivere di altro. Diciamo che sto valutando quale sarà la prossima mossa, se dare immediatamente seguito a questo (di cui avrei già pronta più o meno la trama) o mettermi al lavoro su tutt’altro. Francamente non ho ancora deciso

7 – Come ti descriveresti con tre aggettivi?

Alcolico, affumicato e ben invecchiato. Dico così solo perché non sapevo cosa dire e quindi ho letto l’etichetta del whisky scozzese torbato che sto sorseggiando mentre rispondo alle tue domande.

8 – Ci puoi raccontare, se c’è, un aneddoto sul tuo libro?

Non ci sono aneddoti particolari da raccontare direi visto che è una storia di pura fantasia (anche se un paio d’interventi di cui parlo nelle pagine del libro sono realmente accaduti) e alla fine ci sono due dediche, una per mio padre deceduto sei anni orsono e una ad un mio caro amico morto un anno fa.

Per il resto posso dire che durante il periodo in cui cercavo un editore per il libro ho avuto a che fare con persone competenti e gentili, che pur rifiutando di pubblicarlo mi hanno dato ottimi consigli e suggerimenti, ma anche con parecchie teste di cazzo.

9 – Quali sono i tuoi autori e libri preferiti: puoi citarmene un paio?

Solo un paio è impossibile. Comincerei con Conrad (Heart of Darkness e The Shadow Line sono due libri che adoro alla follia) poi direi Bukowsky, Fante, Sherwood Anderson (Winesburg, Ohio è un capolavoro), Hemingway, Pasolini, Mishima, Faulkner, Steinbeck, Flannery O’connor (l’unica scrittrice donna che mi piace, “Il Cielo è dei Violenti” e “La Saggezza del Sangue” sono splendidi), Carver, Camus, Miller, Burroughs, John Dos Passos con il suo “Manhattan Transfer”, ovviamente il Céline di “Viaggio al Termine della Notte” e “Morte a Credito”,  Ernst Jünger (la mia tesi di laurea era incentrata sul suo libro autobiografico che narrava le sue esperienze nella prima guerra mondiale intitolato “Nelle Tempeste d’Acciaio”), Philip Dick e Bret Easton Ellis. Nella poesia invece direi senza ombra di dubbio Dylan Thomas, Blake, T.S. Eliot, Ezra Pound, Garcia Lorca e Samuel Taylor Coleridge.

Inoltre ci tenevo a citare due cantautori che amo tantissimo e che a mio avviso quando si sono cimentati nella letteratura hanno sempre fatto la loro porca (ottima) figura, cioè Leonard Cohen e Nick Cave.

Come vedi a parte qualche eccezione sono tutti autori in lingua inglese, del secolo scorso e per la maggior parte morti. Inoltre non è un caso che non ci sia neanche un autore di libri cosiddetti gialli: in realtà non ne ho mai letto uno in vita mia, non mi piacciono per niente e la cosa più vicina al genere che ho letto è stato “Il nome della rosa” di Eco quando avevo tredici anni, e definirlo semplicemente un giallo medievale mi sembrerebbe riduttivo e anche un po’ squalificante.

10 – Infine una curiosità: qual è stato il tuo ultimo libro che hai comprato e/o letto?

L’ultimo libro che ho comprato e letto è stato “L’evasione Impossibile” di Sante Notarnicola. Il libro è uscito nei primi anni ’70 e l’autore è un ex membro della Banda Cavallero che dal ’63 al ‘67 mise a segno un cospicuo numero di rapine con l’intento di finanziare la lotta armata di stampo anarco-comunista. Nel libro Notarnicola racconta la sua vera storia e la sua trasformazione da giovane militante del Partito Comunista a bandito e infine a carcerato. Me l’ha consigliato un amico e non essendo molto lungo l’ho bevuto avidamente come una birra gelata in agosto. Adesso è uscito di galera e credo che abbia aperto un pub a Bologna. Appena riesco andrò a berci una birra.

Grazie di aver risposto alle mie domande !

Ciao
Gabrio

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