Testa di rapa

Titolo: Testa di rapa

Sottotitolo: La favola di Nino

Autore: Vincenzo Beccia

Editore: Scatole Parlanti

Collana: Voci

Pagine: 122

Prezzo: € 15,00

Uscita: 15 dicembre 2022

Recensione

“Testa di rapa”, dal sottotitolo significativo, “La favola di Nino”, è stato scritto da Vincenzo Beccia e portato in libreria dalla casa editrice “Scatole Parlanti”.

Per quanto mi riguarda è stato un vero piacere leggerlo perché ha, al suo interno, sia una dose di ironia genuina, ma anche una storia costruttiva ed interessante che stimola i lettori a riflettere. Ci sono, infatti, diversi passaggi intensi ed appassionati che permettono di capire meglio determinate tematiche e la storia stessa, inoltre descrivono meglio i personaggi. Personalmente ho gradito molto che, man mano che si prosegue con la lettura, riusciamo a scoprire meglio i vari protagonisti, sia a livello caratteriale, sia per quanto riguarda il loro passato. Tutto ciò ci permette di sentirci maggiormente coinvolti e di capire meglio le varie scene oltre ai diversi avvenimenti descritti.

Tra le varie particolarità del romanzo, c’è il fatto che, come titoli di ogni capitolo, troviamo la frase di una canzone famosa e tra parentesi il cantante, ma non è tutto, infatti all’interno di ognuno di essi, Vincenzo Beccia, riporta, in un font diverso (in corsivo), un passaggio del brano che riprende o ricorda il tema, l’argomento di cui si discute e che viene narrato. Ho trovato questa idea geniale, molto carina, ed affascinante. Inoltre, a volte, l’autore ci permette di compiere un tuffo nel passato dei nostri ricordi.

Tornando alla storia di “Testa di rapa” (che è il soprannome dato al protagonista Nino), la voce narrante è il suo amico Giovanni ed è interessante scoprire, man mano che si procede nella lettura, gli aneddoti della loro amicizia, i racconti che li lega, in modo particolare gli interventi che Nino compie nella vita dell’amico.

Il personaggio Nino resta sempre coerente a se stesso, in ogni situazione e ciò colpisce e lo si ammira, nel bene e nel male. Indubbiamente Testa di rapa è il punto forte di tutto il romanzo perché porta scompiglio, porta movimento e dà una sferzata anche di allegria.

Un’altra caratteristica è il ritmo, che spesso è incalzante e dona un maggior coinvolgimento per quanto riguarda la nostra attenzione. “Testa di rapa” ha, quindi, un ritmo vincente che regala brio a tutta la narrazione, inoltre i vari avvenimenti, di diverso tipo, non annoiano mai, ma rendono la storia sempre più frizzante.

Voglio anche segnalare le seguente particolarità: il romanzo è diviso in due parti, la prima racchiusa in “C’era una volta…” e la seconda “E se domani piove?…”.

Inoltre l’autore, alla fine del libro, ci regala un paio di pagine con la discografia, idea utile ed interessante per tutti gli amanti della musica, la quale ha un ruolo assai importante nel romanzo, infatti è sicuramente, secondo me, una co-protagonista.

Se cercate una lettura originale, che non vi annoi e con un protagonista schietto e verace, allora “Testa di rapa” fa al caso vostro.

Qui sotto vi propongo l’incipit:

“Mi chiamo Giovanni Murgese. Ho cinquant’anni e faccio l’insegnante. Sono nato in un paese del Sud, con le sue regole, i suoi difetti, i suoi pregiudizi. Fin da ragazzo ne ho sempre apprezzato la modestia biasimandone tuttavia la sintesi, racchiusa in quei gesti e quelle frasi meritevoli di carità. I paesi del Sud si trascinano dietro le angosce di un territorio devastato dalla ignoranza, soprattutto quella imposta dall’alto, dal sovrano, in qualunque forma si manifesti, e qualunque sia il suo nome. Non ho mai sopportato il suo pessimo odore di boria. Lo riconosci anche a occhi chiusi al suo passaggio, come muovi un passo ne inali l’essenza nauseabonda che trasuda dagli angoli di strade che non perdonano. Egli marca il territorio, e stabilisce le regole..”

Trama

“Testa di Rapa è la favola di Nino. Ma non solo. È forse anche la favola di Giovanni, la voce narrante, che ci racconta con passione e intensità proprio di lui, Nino, l’irresistibile Testa di Rapa, questo singolare ‘guastafeste’ che interviene a tratti nella sua vita, ma mai per caso. Nino arriva a scandire le occasioni più significative della vita di Giovanni, quelle dei suoi inconsci momenti di passaggio, a partire dall’infanzia che muta veloce in adolescenza, per proseguire con incursioni tanto selvagge quanto importanti nella loro forza vitale. E ogni volta porta con sé la sua vena di follia e la sua capacità di sconvolgere lo scorrere degli eventi nella apparente quiete dell’esistenza di Giovanni.

La loro è un’amicizia, certo, ma è soprattutto un forte legame virtuale, anche a distanza di tempo e spazio, un legame però sempre tenero e incantato a fronte della durezza e del disincanto che spesso la vita porta con sé… La loro storia ci dice infatti che la vita può essere tosta ma con un legame così forte e duraturo si può afferrare anche la felicità, dall’inizio alla fine”. (dalla prefazione di Maria Luisa Beccia)

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