Tutti se ne vanno

 

Titolo:  Tutti se ne vanno

Autore: Nicola Brami

Editore: La Torre dei Venti

Collana: Borea

Pagine: 351

Prezzo: € 17,00

Uscita: 7 maggio 2020

Recensione

Nicola Brami ci propone il suo libro d’esordio, “Tutti se ne vanno”, che si avvicina molto alla sua vita personale, una specie di biografia o comunque con molti passaggi e momenti che sembrano a lui riferibili.

Il protagonista si chiama Davide e tutto ruota intorno a lui e agli amici che incontra e che conosce nel corso delle pagine, mentre si trova all’estero (a Dublino), per un certo periodo della sua vita. Amici… una parola che a volte “lascia il tempo che trova”.

I primi capitoli sono brevissimi, un paio di pagine e, man, mano che si procede, diventano più corposi e ricchi di storie, di momenti vissuti, sia piacevoli, ma anche più difficili e problematici. Si assiste praticamente alla vita di tutti i giorni del ragazzo.

Un punto forte di “Tutti se ne vanno”, secondo me, sono le descrizioni, infatti, con queste, Nicola Brami dimostra la sua bravura con la penna perché sono molto ben curate, accattivanti e dettagliate. Riesce a descriverci, assai bene, le varie situazioni permettendoci di immaginare tutto con grande facilità.

Durante la lettura, mentre si procede nei capitoli, si inizia a respirare, a mio avviso, un’atmosfera sempre più malinconica, a volte dolcemente malinconica, ma altre volte tendente alla tristezza. Tutto è così maledettamente vero, intenso e profondo, come pure le sensazioni che ci arrivano, i momenti di vita vissuta da Davide, che, a volte, va avanti con fatica.

Il suo personaggio non mi è stato facile da inquadrare, mi ha lasciato un po’ perplesso nonostante la bravura dell’autore nel proporcelo e nel raccontarci la sua storia. Ho percepito un velo di mistero che ci accompagna durante tutta la lettura.

Ho trovato interessante ed originale l’ostello come luogo di stallo, invece di proporci altri luoghi dove il protagonista avrebbe potuto soggiornare.

Lo stile narrativo è molto diretto, a volte asciutto e assolutamente preciso, infatti nulla è lasciato al caso, tutto è, a mio avviso, molto curato. Una mia piccola critica personale è che mi è sembrato un filo troppo lungo.

La storia di formazione di “Tutti se ne vanno” può appartenere anche a chi di noi è stato all’estero è ha attraversato un periodo come Davide, quindi può essere un libro in cui diversi lettori e lettrici si possono ritrovare.

Sicuramente è  una vicenda intima e personale, ma riesce a coinvolgere, in primo luogo, chi ha vissuto gli stessi momenti ed avvenimenti, mentre agli altri lettori arriva una storia dalla quale essere conquistati e da leggere con interesse e curiosità.

Questo romanzo regala emozioni e momenti di vita vissuta, grazie appunto ai diversi personaggi in cui molti di noi possono immedesimarsi e rivedersi. Tra avvenimenti vari, amori, amicizie nuove, ma anche litigate e separazioni, tutto procede con un ritmo che varia nel corso dei capitoli. Le loro esistenze e i loro sentimenti ci arrivano, ogni tanto, anche molto fragili e che si possono spezzare da un momento all’altro, infatti si percepisce, a mio avviso, tutto ciò. Questo cattura la nostra attenzione e la nostra curiosità, perché siamo desiderosi di scoprire che cosa accadrà a tutti loro.

Un altro punto importante: il romanzo ci dimostra come tutto possa essere molto momentaneo, non duraturo, come le varie situazioni e tutti gli affetti possono cambiare da un momento all’altro, crollando come un castello di carte. “Tutti se ne vanno” ci impone anche passaggi costruttivi e sui quali riflettere. Lo consiglio per la sua grande ed importante dose di vita vissuta che riesce ad appassionare, sicuramente, tutti noi.

Concludo con un passaggio che si trova in quarta di copertina:

 “Non so. Questa faccenda di Marcos. L’accoltellamento. Le persone con cui siamo andati a letto. Le notti in ostello, quelle in bianco. La lontananza. I lavori di merda. Gli amici trovati, quelli persi. Il vento e il freddo che abbiamo preso. Le albe sotto la pioggia. I panini a due euro del Londis, i noodle a quindici centesimi. Gli appartamenti gelidi, i portafogli vuoti. Le feste. L’alcol. Tutto

Trama

Davide se ne va, sia per frustrazione che per entusiasmo, e la sua meta è l’Irlanda. Vivrà per sei mesi in un ostello, tra una tarda gioventù che più che bruciata è mobile, sotto la pioggia e le notti ventose di Dublino. Qui c’è la sua storia – fatta di affetti e lavori precari, sbornie, confronti generazionali, lontananze e inattesi stupori – e quella dei compagni che conosce strada facendo.

La storia di una generazione che risponde come può, a tentoni ma con anima e corpo, alla domanda di molti: cosa succede, quando si molla tutto?

Stordimenti, amori di una notte, incontri con spacciatori, albe piovose trascorse a vendere giornali in strada: ci si sposta in branco per non sentire l’angoscia di essere soli, ognuno diretto verso mete indecifrabili, mentre la quotidianità ha il sapore dell’ultimo, disperato giorno di vita, dell’ebbrezza che obnubila e anestetizza anche il dolore più intimo.

Gli amici sembrano per la pelle perché condividono lo stesso destino, eppure Davide si chiede quando li rivedrà. Conosce già la risposta: mai più.

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