Intervista all’autore: Matteo Edoardo Paoloni

Buongiorno lettrici e lettori,

ho il piacere di proporvi l’intervista a Matteo Edoardo Paoloni autore del libro “Qui tutto è fermo” pubblicato da “La Torre dei venti”

Se volete leggere la mia recensione vi basta cliccare qui.

Intervista

 1 – Come è nata l’idea di scrivere il tuo libro “Qui tutto è fermo”?

Ero a Madrid. All’ultimo minuto mi ero iscritto a un workshop di scrittura creativa tenuto da una scrittrice spagnola affermata (ciao Patricia), che si svolgeva nel salotto di un appartamento fichissimo nel Barrio de las Letras, a due passi dalla casa di Lope de Vega e dalla chiesetta in cui si trovano i resti di Cervantes, e quindi, come vedi, i presupposti c’erano tutti.

Naturalmente ero l’unico che non scriveva nella lingua del laboratorio, ma non era un problema. Il tema sul quale ci saremmo soffermati per tutto il fine settimana era “la progettazione della struttura di un romanzo”, e il mio spagnolo era più che sufficiente per svolgere un compito del genere.

In due parole: quello che dovevamo fare era trovare un’immagine di partenza che avrebbe innescato una storia, e dopo un intenso confronto con Patricia e gli altri partecipanti ipotizzare una struttura coerente che avrebbe reso quella storia meritevole di essere raccontata.

Ecco, a me l’immagine era venuta in mente praticamente subito, forse perché già ci venivo da casa: un ragazzo si ritrova tra le mani il VHS di uno spettacolo teatrale in cui il padre, morto quando lui era troppo piccolo, è l’attore protagonista. È da lì che è partito tutto quanto. È stato un bel viaggio.

2 – Mi descriveresti il tuo romanzo con tre aggettivi?

Affibbiare delle qualità assolute a qualcosa mi ha sempre spaventato. Il rischio che si corre è quello della vaghezza o dell’imprecisione, ma io ci provo lo stesso e ti dico che il mio è un romanzo introspettivo, familiare e provinciale.

3 – Un pregio e un difetto di Guido?

Credo che nella sensibilità di Guido si possano far convergere entrambi, sia il pregio che il difetto, dato che è lì che risiedono la sua rabbia e il suo senso di colpa, ma anche l’amore profondo che prova per la sua famiglia e per il suo paese, dai quali comunque ha deciso di allontanarsi.

4 – Quali sensazioni hai provato mentre lo scrivevi?

All’inizio tanta frustrazione. Questo è il primo romanzo che ho scritto (è stato nel cassetto per molti anni) e la trama, per come ce l’avevo in mente, stava tardando troppo tempo a prendere forma, il che mi faceva letteralmente impazzire. Se poi a questo aggiungi il fatto che all’epoca non avevo la più pallida idea di come funzionasse il mondo editoriale, e che perciò l’idea di una pubblicazione ai miei occhi sembrava più una favoletta utopistica che una possibilità reale, la missione di portare a compimento un’impresa del genere spesso mi pesava sulla schiena, risultandomi quasi ridicola, se non patetica. Sono stato sul punto di abbandonare tutto almeno una decina di volte.

Finché un bel giorno, all’improvviso, non mi sono reso conto d’essere riuscito a raccontare esattamente la storia che avevo in mente, e devo dire che quello è stato un pomeriggio davvero emozionante. L’ho anche festeggiato come si deve. È un tipo di sensazione indescrivibile.

5 – “Che malattia è?” “Quella del tempo che passa”: ci racconti qualcosa di questa frase?

Quasi fino all’ultimo minuto la frase scelta per la quarta di copertina era un’altra, adesso non ricordo più quale. So solo che non mi convinceva molto e che la notte andavo a dormire pensando che dovevamo cambiarla. Poi nell’ultimo giro di correzione di bozze per caso l’occhio mi è caduto su queste due battute e ho trovato che fossero perfette per descrivere il libro, così le ho proposte subito e da quel giorno ho dormito sonni più tranquilli.

6 – Ci puoi raccontare, se c’è, un aneddoto sul tuo libro?

Certo, me ne vengono in mente alcuni. Per esempio, il supporto sul quale ho scritto Qui tutto è fermo è un vecchio Tablet che si impallava. All’epoca non possedevo un pc e poi volevo la possibilità di scrivere ovunque, per cui molto spesso mi trovavi seduto a un bar in mezzo alla bolgia o sulla metro o in qualche parco a lasciare impronte digitali su quello schermo logoro e perennemente lercio, che sembrava sempre che fosse stato appena ripescato da una pozzanghera. Più di una volta, tra l’altro, per cause informatiche a me ignote, mi sono ritrovato con pezzi mancanti che non erano stati salvati. Il caso più eclatante è stato quando l’abisso in cui vanno a finire tutti i misteri cibernetici si è mangiato una trentina di pagine che consideravo ben riuscite e praticamente definitive. Per poco non tiro il Tablet nel lago del parco del Retiro.

Un altro aneddoto che ricordo con piacere e ansia insieme, invece, è quando ho inviato per la prima volta il manoscritto a uno scrittore affermato nel panorama nazionale (ciao Luigi) che mi stava aiutando nell’impresa e che mi faceva da editor. Secondo lui il testo era piuttosto buono (e questa è la parte che ricordo con piacere) però considerava che la trama non fosse nemmeno a metà (e questa è la parte che ricordo con ansia). Aveva ragione. Pur avendo in mente la storia completa, infatti, esausto avevo provato a trovare una scorciatoia per rendere il libro compiuto senza dover continuare a impazzire su quel Tablet, e lui se ne era accorto immediatamente. Sono state le sue parole di incoraggiamento che mi hanno fatto continuare a scrivere.

7 – Ci sarà un seguito o comunque scriverai un altro libro?

Non sei il primo che mi chiede se ci sarà un seguito. Per ora lascio la porta aperta a ogni eventualità, anche se non sono mai stato molto propenso ai sequel, perché di solito deludono. Per quanto riguarda scrivere altri libri, assolutamente sì. Chi si ferma è perduto e io, che mi sento perduto pure in movimento, non saprei proprio come fare senza la scrittura. Al momento sto lavorando a un romanzo che ha come tema centrale il panico e parallelamente sto scrivendo un film insieme a un collega.

8 – Come ti descriveresti con tre aggettivi?

Direi che per osmosi con il mio romanzo anch’io mi propongo come introspettivo, familiare e provinciale.

9 – Quali sono le tue passioni e hobby?

Il motore di tutto ciò che faccio è la lettura. Scrivere sia narrativa che sceneggiature per il cinema, dunque, è una conseguenza naturale che classificare come passione forse è perfino riduttivo. Ho l’immenso privilegio di poter lavorare nel mondo della scrittura, sia come editor che come autore, e da quando questo è entrato a far parte della mia vita posso ritenermi una persona felice. Ho anche un passato da musicista (scarso, ma con tanto cuore). Facevo parte di una band che spaccava e della quale serbo un ricordo dolcissimo. La parola hobby non mi piace, invece, perché credo che sminuisca il fuoco che metto nelle cose che faccio. Ma se proprio devo trovarne uno, be’, dirò che mi piace passeggiare.

10 – Infine una curiosità: qual è stato il tuo ultimo libro che hai comprato e/o letto?

L’ultimo libro che ho letto è Nascondersi di Jaime Fountaine, edito da Pidgin Edizioni. Leggetelo, è fico.

Biografia

Matteo Edoardo Paoloni è editor, traduttore, scrittore e sceneggiatore. Vive da più di dieci anni in Spagna. Nel 2020 ha pubblicato Il Fornicaio (Letteratura Alternativa Edizioni); nel 2021 ha pubblicato Reclusione (Letteratura Alternativa Edizioni) e Qui tutto è fermo (La Torre dei Venti). È il co-fondatore di Dedalus Lit, agenzia che presta servizi letterari.

Ti ringrazio molto di aver risposto alle mie domande

A presto

Gabrio

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