Intervista all’illustratore: Fabio Lupo

Buongiorno a tutti voi !!!

L’intervista di oggi è un po’ diversa dal solito e particolare. Infatti, con grande piacere, vi propongo quella di Fabio Lupo, un bravissimo illustratore di libri. Ho cercato di rivolgergli alcune domande e curiosità che più stuzzicavano la mia curiosità.  Spero possa essere, anche per voi, una lettura appassionante ed interessante.

Questa volta troverete, qui sotto, prima l’intervista e poi la sua particolare biografia.

Intervista

1 – Come è nata l’idea la tua passione per la grafica e da quanto pratichi questo lavoro?

Da sempre ho intrapreso un percorso artistico che non si è ancora concluso, penso davvero che non si finisca mai di imparare. Ho sempre pensato che il mio lavoro dovesse in qualche modo avere a che fare con l’arte. Come studente di architettura mi interessava non solo l’aspetto progettuale, ma anche la sua realizzazione grafica, in modo da permetterne un’immediata comprensione ed una lettura chiara e fluida.

Da architetto ho avuto a che fare con la grafica in modo sempre più frequente, fino ad illustrare dallo scorso marzo le copertine per la casa editrice “La torre dei venti”.

2 – Tra le copertine che hai realizzato ce n’è una che ti ha soddisfatto di più e quale?

NERO IN LAGUNA mi ha soddisfatto molto. Sia perché ha a che fare con Venezia, città che ho nel cuore, avendola vissuta da studente per un anno in occasione del master che ho frequentato presso lo IUAV, ma anche perché è stata una copertina molto studiata e ricercata, in quanto intendevo creare un’illustrazione “enigmatica”, con diversi riferimenti alla città, alla sua storia ed alla sua cultura (oltre che ovviamente al libro in sé).

3 – Come si svolge il tuo lavoro, quali sono le varie tappe?

Ci tengo a precisare che apprezzo questo lavoro proprio per il modo con cui lo faccio, poiché non si tratta solo di illustrare qualcosa ma anche di raccontarla. Voglio sia per me un costante motivo di crescita ed una piccola sfida, poiché devo inserirci non soltanto qualcosa di mio, ma anche dello scrittore. L’approccio utilizzato è in gran parte ripreso da ciò che mi è stato trasmesso nei miei percorsi universitari:

  • Inizio con la lettura ed il recupero di informazioni di ciò che riguarda il libro, in modo da individuare degli elementi chiave che possono essere una sorta di manifesto da trasporre sulla copertina
  • Poiché voglio rappresentare qualcosa di diverso e originale, avvio una ricerca mirata che mi permette di selezionare i riferimenti utili per il disegno finale
  • Inizio ad abbozzare delle idee, spesso in modo frettoloso (questa fase è la più lunga, poiché continua ad interfacciarsi più volte con quella precedente)
  • Seleziono quelle più valide e le rappresento su carta, solitamente con matita e acquerelli (questo è il momento più delicato, perché quando inizio a disegnare entro in un mondo “tuttomio”, e ogni interruzione rischia di far naufragare l’idea)
  • Digitalizzo le bozze, inserendoci titolo e testi di prova e invio 2 anteprime alla casa editrice
  • Una volta espressa la loro preferenza, ne delineo e definisco gli elementi in modo da avere la copertina finale

 4 – Quanto tempo ci vuole, in genere, per illustrare una copertina?

Purtroppo questo mio modo di lavorare non è veloce, ma mi permette di creare un legame con la copertina. Dunque non c’è un tempo predefinito, ma varia in base all’ispirazione. Se sono fortunato a volte può durare una settimana o qualche mese. Mi è capitato di illustrare tantissime versioni di una copertina prima di capire che la prima era la più valida.

5 – Quale materiale usi per il tuo lavoro e in quale momento della giornata preferisci lavorare?

Solitamente uso dei comuni fogli di carta, anche se a volte mi è venuta qualche idea lampo durante la colazione al bar ed ho usato un tovagliolo di carta e una penna per abbozzare il disegno con delle linee incomprensibili. Nella bozza più avanzata uso un foglio con grammatura spessa, matita e acquerello. Concludo il tutto in modo digitale per correggere le sbavature o rendere l’immagine omogenea.

Il momento migliore per me è la sera, poiché mi creo un’atmosfera che è assolutamente intima e personale. Nella mia camera, accendo la candela del brucia-essenze e capita spesso di bere qualcosa, che possa essere un bicchiere di vino o qualcosa di caldo che mi accompagni nel disegno (il vino vince quasi sempre).

6 – Oltre al tuo lavoro quali passioni hai?

Io adoro le diverse forme d’arte e cultura, non a caso tutto il mio percorso ha sempre avuto un’impronta artistica e continua ad averla. Spazio dai videogiochi (ormai sempre più di rado) alle passeggiate (mi piace tanto esplorare luoghi vissuti e abbandonati oltre che naturalistici) o al nuoto (mi aiuta a pensare e a staccarmi dal mondo), dalla pittura e ai libri, ma anche dal cinema alle mostre. Questi ultimi li apprezzo ancora di più quando mi danno la sensazione di avermi smosso dentro.

7 – Come ti descriveresti con tre aggettivi?

Per questa domanda avrei bisogno dell’aiuto da casa.

8 – Ci puoi raccontare, se c’è, un aneddoto sul tuo lavoro?

Una volta durante l’illustrazione di una copertina ho rovesciato del caffè su un foglio, che ho fatto diventare lo sfondo di una copertina.

9 – Di quale libro ti sarebbe piaciuto illustrare la copertina?

D’istinto il primo libro che mi viene in mente è Momo di Michael Ende, una storia che mi ha fatto molto riflettere sul modo di vivere frenetico nella nostra epoca.

10 – Infine una curiosità: qual è stato l’ultimo libro che hai comprato e/o letto?

Il paradiso degli animali di David James Poissant: da non perdere.

Biografia

Autobiografia Fabio Lupo

Nato a Grottaglie (Ta), città della ceramica, ho iniziato un percorso artistico sin da piccolo

Non appena terminate le scuole elementari ho da subito indirizzato il mio interesse verso la cultura e l’arte (non sapevo bene il motivo ma volevo una casa piena di libri. Ho iniziato a comprare da subito diversi libri, alcuni interessanti altri con un pessimo contenuto ma belli solo per la copertina) e grazie all’appoggio dei miei genitori ho frequentato una scuola media con indirizzo artistico, continuando poi il liceo verso l’istituto Statale d’Arte (V.Calò) nella stessa città (volevo capire perché un’opera d’arte, fosse considerata brutta e un’altra no, cosa la rendeva interessante).

(Ho iniziato a chiedermi perché le cose fossero fatte in un determinato modo, perché alcune cose ci lasciano riflettere, abbandonandoci ai nostri pensieri e altre no, perché quello si e quello no, perché non possono essere entrambi giusti ma con punti di vista differenti, insomma era la fase dei perché in chiave adulta.)

Mi trovavo davanti un bivio. Dolevo conciliare i miei interessi con quello che sarebbe stato il mondo lavorativo, quindi non sapevo se virare verso l’arte e la cultura o verso qualcosa di più concreto e meno filosofico. Poi mi sono chiesto “perché non fare qualcosa che conciliasse le due cose?”

Decisi di tentare il test di ingresso ad Architettura al Politecnico di Bari, ciclo unico (dopotutto era qualcosa che non conoscevo e che mi incuriosiva) e contemporaneamente il test di ingresso alla Accademia di belle arti di Brera, con indirizzo Progettazione artistica per l’impresa (fui preso solo in accademia). Ho frequentato l’accademia per un anno poiché l’anno successivo ho ritentato il test ad Architettura (finalmente ero stato preso).

Durante l’università (è qui che mi hanno insegnato ad apprezzare le opere suggestive, comprendendone il significato), tra libri e qualche nuotata (è una cosa che mi rilassa), dipingevo e frequentavo spesso quei cinema di nicchia che proiettavano film d’autore (non commerciali) e andavo ad alcuni incontri con scrittori, iniziando già a fare qualche lavoretto di grafica a titolo di favore.

(Non voglio essere prolisso, ma secondo me sono punti fondamentali per far capire come sono arrivato a certi interessi, cercherò di essere breve d’ora in poi)

Finita l’università, durante la preparazione dell’esame di stato, mi hanno proposto un lavoro come consulente-architetto a Milano. Fin da subito iniziai a lavorare, ma non volevo frenare i miei interessi  e cercavo un modo che continuasse a stimolarmi. Così, qualche mese dopo, ho deciso di frequentato un Master in architettura digitale a Venezia, dividendomi in due città (volevo approfondire i temi di grafica, innovazione, modellazione 3d, animazione e fotorealismo) con una tesi in animazione digitale sul teatro del mondo di Aldo Rossi ho concluso il percorso (questo teatro galleggiante fa capire quanto sono affascinato da opere uniche con caratteri e ideali forti).

Oggi ho 30 anni, sono un libero professionista e mi sono da poco iscritto a Beni culturali, sperando di riuscire a conciliare il tutto (Cavolo, rileggendo questa biografia c’è troppo interesse su diversi temi e grande desiderio di conoscenza, forse dovrei omettere qualcosa per farla sembrare più vera… Ad ogni modo chissenefrega io continuo a studiare)

Ti ringrazio tantissimo di aver accettato di rispondere alle mie domande!!!

A presto
Gabrio

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