Titolo: L’Eneide di Didone
Autore: Marilù Oliva
Casa Editrice: Solferino
Pagine: 272
Prezzo: € 16,50
Anno di uscita: 2022
Recensione a cura di Lisa
Avevo studiato l’Eneide a scuola, come tanti, e ricordavo Didone solo come la regina innamorata e abbandonata. Una figura tragica, certo, ma secondaria. Una pedina nella storia di un uomo.
In L’Eneide di Didone, retelling del poema di Virgilio, Marilù Oliva, fa qualcosa di diverso: dà voce a Didone, una voce forte.
L’autrice riscrive il mito dall’interno, cambiando il punto di vista. La storia non ruota più attorno ad Enea, ma a Didone: regina di Cartagine, sorella, amante, ma prima di tutto donna. Una protagonista con corpo, mente e parola. Pensa, sceglie, costruisce, sbaglia. Una donna piena di contraddizioni, come tutte noi, e per questo è vera.
Leggere questo libro è stato come restituire dignità a un personaggio che la tradizione ha messo in ombra. Qui Didone non più solo la donna malinconica che si consuma per amore. È una figura complessa, stratificata, che attraversa il dolore ma non si spezza. Soffre, ma è una sofferenza fine a sé stessa. È umana, profonda, ferita dell’esclusione, dall’essere una donna in un mondo in cui le donne non contano, nemmeno quando sembrano al potere.
Lo stile di Marilù Oliva mescola il tono classico con una voce intima e riflessiva. La scrittura è precisa, ma scorrevole, mai pesante. Si legge con facilità, e questo rende il libro accessibile anche a chi di solito tiene lontani i classici.
Mi ha colpito anche il modo in cui costruisce le relazioni attorno alla protagonista: con la sorella Anna, tenera e tragica, con i consiglieri, i nemici, il popolo. E ovviamente con Enea, che in questa versione non è più l’eroe ideale, ma un uomo diviso, incapace di vedere davvero chi ha davanti. Un uomo che sceglie il destino scritto da altri.
Ci sono pagine in cui Didone riflette sul senso del potere, sull’essere donna sola a guidare un popolo, sul desiderio di amore che si scontra con il dovere. Leggendole, mi sono sentita coinvolta, come lettrice e come donna. Perché, al di là del tempo e del mito, quella tensione tra ciò che siamo e ciò che ci si aspetta da noi, tra ciò che costruiamo e ciò che possiamo perdere, è ancora viva. E riguarda tutte.
Oltre alla voce di Didone, ci sono alcuni capitoli scritto dal punto di vista di due dee: Giunone e Venere. Un’idea efficace per mostrare come le scelte degli dei influenzino le vite degli umani, ma anche per fare spazio a due figure femminili potenti, che incarnano visioni opposte sul destino e sull’amore.
Questo è un libro femminista, non è solo una riscrittura moderna. È un invito ad ascoltare di nuovo le donne della storia, e farle parlare. È una voce che resta e ti accompagna anche dopo l’ultima pagina. Ti fa pensare a quante storie aspettano ancora di essere raccontate da un altro punto di vista.